«Il problema dell'EU non è il Belgio, è Trump»

Gli Stati Uniti avrebbero aggirato le istituzioni dell'Unione per convincere alcuni Stati a non appoggiare l'iniziativa di finanziare l'Ucraina con i fondi sequestrati alla Russia.
Gli Stati Uniti avrebbero aggirato le istituzioni dell'Unione per convincere alcuni Stati a non appoggiare l'iniziativa di finanziare l'Ucraina con i fondi sequestrati alla Russia.
BRUXELLES - «I funzionari dell'amministrazione Trump hanno esercitato pressioni sui governi europei, almeno su quelli che considerano più amichevoli, affinché respingessero il piano di utilizzare i beni russi per finanziare l'Ucraina». È quanto scrive Politico.eu citando quattro funzionari europei.
L'articolo è intitolato "Il problema dell'UE non è il Belgio, è Trump". Gli USA "ci vogliono deboli", ha spiegato un funzionario europeo alla testata, secondo la quale "i funzionari americani hanno aggirato Bruxelles e comunicato in modo riservato con le capitali, e hanno portato Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca ad unirsi ai dissenzienti".
Il neo premier ceco Andrej Babis, prima di partire alla volta di Bruxelles per il Consiglio europeo, ha affermato che il suo paese «non mette in discussione la necessità del sostegno dell'UE all'Ucraina, ma questo dovrebbe essere finanziato come avvenuto sino ad oggi e la Repubblica Ceca non fornirà ulteriori garanzie. Ora si svolge il dibattito di come provvedere a tali finanziamenti. Nel caso in cui dovessero essere utilizzati i fondi congelati della Russia, non siamo disposti a fare da garante, non vogliamo gravare il nostro bilancio», ha detto Babis, aggiungendo che la Russia deve pagare le riparazioni di guerra.
Da parte sua, riporta il media filogovernativo Mandiner, il premier ungherese Viktor Orbán ha detto ai giornalisti in volo verso Bruxelles per il summit di aver scritto al presidente russo Vladimir Putin chiedendogli come Mosca risponderà nel caso in cui l'UE deciderà di usare i beni russi congelati e se i voti dei singoli Stati membri sulla questione sarebbero stati presi in considerazione. «La risposta della Russia - ha detto Orbán - è stata che la reazione dei russi è stata chiara: risponderanno con forza, ma allo stesso tempo terranno conto di chi voterà e come al vertice dell'UE».
Orbán ha ribadito che l'Ungheria non sostiene l'utilizzo dei beni russi congelati nell'UE perché ciò rappresenterebbe «un nuovo livello di escalation». Il premier ha quindi affermato di aver incaricato il ministro delle finanze e governatore della Banca centrale di elaborare piani per spostare le riserve valutarie del paese dal Belgio nel caso di un via libera dell'UE al prestito di riparazione per l'Ucraina basato sugli asset russi immobilizzati. «Se questa decisione verrà presa, dovranno immediatamente presentare una proposta al governo su come dovremmo pensare alla collocazione sicura delle riserve valutarie ungheresi in tali circostanze», ha detto ai giornalisti.
Intanto l'agenzia Fitch ha avvertito il fondo belga Euroclear di un possibile declassamento del suo attuale rating AA. Sul suo sito l'agenzia spiega che la mossa riflette i timori di «rischi di liquidità e legali potenzialmente aumentati» se i piani di utilizzare i capitali congelati della Banca centrale russa per un prestito di riparazione all'Ucraina procederanno. Il centro di custodia titoli che detiene 185 miliardi dei "frozen asset".




