Vivere solo con criptovalute: il reportage della BBC approda a Lugano

Per undici giorni un giornalista ha provato ad acquistare beni e servizi pagando solo in Bitcoin. Il racconto tra opportunità e limiti. Foletti: «Questa è la nuova finanza».
LUGANO - Vivere solo con Bitcoin. È l’esperimento raccontato da un giornalista della BBC che, arrivato a Lugano, ha deciso di trascorrere undici giorni acquistando generi alimentari, servizi medici e pasti al ristorante pagando esclusivamente con il suo wallet fatto da asset digitali.
Nel suo reportage descrive come in città sia stata sviluppata una vera e propria microeconomia in cui si può fare la spesa, saldare un conto al ristorante, pagare le multe della polizia comunale e persino versare le tasse. Accanto a queste possibilità, però, il giornalista rileva anche alcune lacune: impossibile, per ora, acquistare biglietti dei trasporti pubblici, fare rifornimento di benzina o andare dal dentista utilizzando Bitcoin.
«Negli ultimi 3-4 anni attirate un centinaio di aziende» - Nel podcast - 17 minuti di interviste, impressioni e testimonianze - trovano spazio diversi protagonisti dell’ecosistema crypto luganese, tra cui il sindaco Michele Foletti che sottolinea come l’obiettivo di rendere Lugano un punto di riferimento per il mondo Bitcoin sia alla base della forte promozione portata avanti in questi anni.
Una scelta strategica, legata alla volontà di «creare un ponte tra la finanza tradizionale e quella nuova. Lugano è il terzo polo finanziario svizzero, ma era finanza vecchia. Il futuro è la finanza digitale, la tokenizzazione, gli asset digitali. All’inizio le banche non guardavano avanti, ma ora, dopo 3 anni, tutte le banche di Lugano custodiscono Bitcoin per i clienti o fanno trading per loro. Qualcosa si è mosso», spiega.
Foletti ricorda inoltre che, grazie al progetto Plan B, «negli ultimi 3-4 anni circa 100-110 nuove aziende si sono trasferite o sono nate a Lugano. Considerando che qui vivono meno di 70mila persone, è una grande performance».
E sulla volatilità delle criptovalute rassicura: «Non la consideriamo un rischio, perché i pagamenti vengono immediatamente convertiti in franchi svizzeri». Quanto alla criminalità, il sindaco ribatte: «La mafia preferisce il contante per il riciclaggio. Il vero rischio per la Svizzera è con il franco, non con Bitcoin. L’anonimato maggiore è nel cash. Con la moneta fiat puoi fare cose buone o cattive; lo stesso con Bitcoin». Per Foletti, insomma, i benefici del Plan B «sono tangibili», perché «porta soldi alla città».
L'inizio di qualcosa di più grande - Un entusiasmo condiviso da chi vive nel mondo cripto dall’interno, come Mir Liponi, direttrice dell’hub di Plan B. Per lei «l’esperimento di Lugano è solo l’inizio di qualcosa di molto più grande».
L’obiettivo è creare vere economie circolari: «La gente dovrebbe guadagnare in Bitcoin, tenere Bitcoin, spendere Bitcoin, pagare servizi in Bitcoin. Finché non converti in fiat, il governo non può intervenire. Per questo le economie Bitcoin-only sono così importanti». E guardando avanti aggiunge: «Spero che nasceranno più posti come Lugano nel mondo. Vogliamo creare una rete: idealmente tutta la Svizzera dovrebbe essere crypto-friendly. A volte sono gli eventi traumatici a spingere l’adozione di Bitcoin».
Una panoramica che, nel racconto del giornalista della BBC, fa di Lugano la capitale europea ufficiosa del mondo crypto: un laboratorio che il resto del continente osserva con curiosità, entusiasmo o scetticismo, ma impossibile da ignorare.



