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Sì alla modifica della legge sulla chiesa cattolica (anche se si dovrà tornare in aula)

Obbligo di denuncia in tempi rapidi da parte dell'autorità ecclesiastica: via libera unanime del Parlamento. Chiesta dal Governo una seconda lettura: si dovrà tornare in aula
Ti-Press (simbolica)
Sì alla modifica della legge sulla chiesa cattolica (anche se si dovrà tornare in aula)
Obbligo di denuncia in tempi rapidi da parte dell'autorità ecclesiastica: via libera unanime del Parlamento. Chiesta dal Governo una seconda lettura: si dovrà tornare in aula

BELLINZONA - Obbligo di notifica dei reati entro trenta giorni da parte dell’autorità ecclesiastica.

Il precedente legato alla cronaca - All'unanimità, il Parlamento ha approvato le modifiche alla legge sulla chiesa cattolica, contenute nel controprogetto presentato dalla commissione Costituzione e Leggi. Un cambiamento arrivato sulla spinta del recente caso di cronaca che ha coinvolto don Leo, l’ex cappellano del Papio di Ascona. Il Consiglio di Stato ha però chiesto una seconda lettura, così da trovare, per alcuni punti, «una formulazione tecnica che garantisca parità di trattamento e uniformità di dottrina». Si tornerà quindi in aula.

L'iniziativa - Già il 16 settembre 2024, i deputati dell’MPS Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini avevano presentato un’iniziativa parlamentare elaborata per modificare l’articolo 7.

Sergi: «Sorpreso che nessuno ci abbia pensato prima» - «C’è un accordo corale attorno ai contenuti - ha spiegato Sergi - Sono un po’ sorpreso che, in passato, nessuno abbia mai messo mano e risolto un problema presente da tempo. L’iniziativa nasce da un’esigenza: garantire che i casi di abusi sessuali commessi in ambito ecclesiastico vengano tempestivamente segnalati alla giustizia»

Il controprogetto - Nel controprogetto si chiede alla Curia e a tutti gli organi sottoposti di denunciare al Ministero pubblico «ogni reato o l’esistenza di possibili indizi di reato perseguibili d’ufficio, che constata o che gli sono segnalati a carico di un ecclesiastico per reati contro l’integrità fisica, psichica o sessuale».

«Libertà religiosa resta pienamente garantita» - Lara Filippini (UDC), relatrice insieme con Simona Genini (PLR), Daria Lepori (PS), Gianluca Padlina (Centro) Giulia Petralli (Verdi) e Omar Balli (Lega), ha sottolineato come la vicenda di don Leo abbia toccato «profondamente la nostra comunità. Si introduce un obbligo concreto, chiaro e proporzionato. La libertà di religione resta pienamente garantita, ma non può essere invocata come spazio di opacità».

Non solo minorenni - L’obbligo riguarda i reati commessi ai danni dei minorenni e su persone «incapaci di discernimento o in rapporti di educazione, di fiducia, di lavoro o comunque di dipendenza, oppure toccate da tali reati compiuti contro la loro volontà».

Gobbi: «Chiediamo una seconda lettura» - Per il presidente dell'esecutivo Norman Gobbi il tema religioso «tocca la nostra intimità più profonda e con cui la politica si confronta da sempre. Il rapporto è arrivato in tempi celeri, a dimostrazione della sensibilità e dell'attenzione su questo argomento così delicato». Ad aprile, il governo si era espresso a favore circa il principio che muoveva l'iniziativa. Il consigliere di Stato ha annunciato la richiesta di una seconda lettura «per evitare zone d'ombra». In sostanza, entro tre mesi il governo farà le sue osservazioni. Poi, dopo il passaggio in commissione, si tornerà in aula per il voto.

La veglia - Martedì 18 novembre alle 18 alla basilica del Sacro Cuore a Lugano, con la presenza dell’amministratore apostolico Alain de Raemy, si terrà una veglia di preghiera per le vittime di abusi. Il Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori, organo della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha istituito, nel 2021, una giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi.

«Traumi indescrivibili» - «Con la parrocchia del Sacro Cuore di Lugano, in collaborazione con la Diocesi e con il supporto di GAVA, gruppo di ascolto per le vittime, si intende proporre anche in Ticino questo importante momento per accompagnare, con la preghiera, il cammino molto tortuoso di persone e bambini che hanno vissuto traumi indescrivibili», si legge in una nota stampa. D'altronde il Vescovo Alain de Raemy si era detto più volte favorevole a un obbligo di denuncia. «Se lo Stato ha l’obbligo di informare la Chiesa quando un membro del clero viene accusato - aveva precisato in un'intervista a catt.ch - deve esserci anche l’obbligo da parte della Chiesa di denunciare un caso allo Stato. Si tratta di un aspetto previsto dal diritto canonico e che ora viene applicato alla legge cantonale sulla Chiesa».

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