«Mobbing, pressioni psicologiche e interventi sbagliati» nell'ortopedia dell'EOC

Pioggia di accuse da parte di diversi ex dipendenti. I problemi riguarderebbero principalmente l’Ospedale regionale di Lugano. L'EOC: «Accertamenti in corso».
LUGANO - «In reparto vige un ambiente paramilitare, e le minacce di licenziamento sono all’ordine del giorno». «Le dipendenti donne vengono penalizzate e sminuite». «Tanti interventi eseguiti male, e dei pazienti hanno riportato lesioni permanenti».
Sono solo degli stralci, questi, delle segnalazioni che abbiamo ricevuto dopo l’uscita del nostro articolo sul licenziamento di un chirurgo dell’EOC. E riguardano tutti il reparto di ortopedia dell’Ospedale regionale di Lugano (ORL).
A farsi avanti sono stati diversi medici, ex dipendenti dell’EOC, che per anni hanno lavorato in quel reparto.
«Regnano frustrazione e malcontento» - «L’ambiente di lavoro è molto tossico», ci dice una medica assistente che, dopo qualche anno all’ortopedia dell’ORL, ha scelto di dare le dimissioni. «In reparto regnano frustrazione e malcontento, il che è da ricondurre a un superiore in particolare, perché ciò che dice lui, in quel contesto, è legge. Quando ad esempio si discute il caso di un paziente per valutare se scegliere un trattamento conservativo o chirurgico, l’ultima parola è sempre la sua, anche se tutti gli altri medici sono in disaccordo. Lui, peraltro, punta sempre all’intervento, anche nei casi in cui non necessariamente è l’opzione migliore per il paziente. Questo perché, e lo dice apertamente, è la via che porta maggiori guadagni all’ospedale».
Umiliazioni e domande inopportune - Il suddetto superiore, prosegue la dottoressa, «tende poi a umiliare il personale, non solo i medici assistenti ma anche quelli con maggiore esperienza». E in reparto prevarrebbe un atteggiamento maschilista e discriminatorio. «Le donne vengono costantemente penalizzate, in termini di formazione e operatività, nonché sminuite. Ad ogni colloquio mi veniva inoltre chiesto se avevo trovato il fidanzato e se pianificavo di avere figli. La preoccupazione del superiore era chiara: temeva che io potessi rimanere incinta e assentarmi dal lavoro per un congedo maternità».
La segnalazione all'HR - La giovane dottoressa, ad ogni modo, chiarisce di avere recentemente segnalato tutti questi aspetti alle risorse umane dell’EOC. «Non l’ho fatto prima perché avevo paura di eventuali ritorsioni. Ora mi auguro che il caso venga seriamente preso a carico».
«Non operava, ma voleva essere inserito nel rapporto operatorio» - Ma c’è di più. «È capitato varie volte che questo superiore ordinasse a dei collaboratori di segnare il suo nome in un rapporto operatorio, anche se non aveva in nessun modo preso parte all’intervento in questione». Una pratica, questa, quantomeno preoccupante, considerato che, vista la posizione gerarchica del medico in questione, «oltre a percepire una base fissa, una parte del suo stipendio è variabile e si basa su quanti interventi svolge».
Il giochetto sopracitato, oltretutto, sembrerebbe essere stato messo in atto in molteplici occasioni. «Anche a me ha chiesto di aggiungere il suo nome in un rapporto operatorio. Per correttezza, però, non l’ho fatto», conferma infatti un’altra persona tutt'ora impiegata presso l'EOC.
«Vessazioni e prevaricazioni» - «È un clima di nonnismo, vessazioni e prevaricazioni. I capi pretendono obbedienza assoluta e sottomissione», riferisce poi un altro medico assistente, per svariati anni attivo presso l’ortopedia dell’ORL. «Va detto che qui in Ticino la stragrande maggioranza dei medici di ortopedia sono italiani, e si gioca molto su questo aspetto, soprattutto considerato il fatto che i contratti dei medici assistenti hanno una durata di 12 mesi e vanno rinnovati di volta in volta. La filosofia è “via tu, ne abbiamo 100 altri in fila”». Il che avrebbe portato a un importante turnover.
E occhio ad aprir bocca. «Mi è capitato di far notare un errore di un superiore, e per questo sono stato zittito e ripreso», continua. «Sottolineo però che non siamo a militare, se io in sala operatoria noto che un collega, anche più esperto, sta facendo un errore, vorrei essere libero di dirlo, soprattutto per la sicurezza del paziente».
«Si seguono gli ordini, anche a sfavore dei pazienti» - Ed effettivamente, stando a quanto ci segnala un altro medico (questa volta provvisto di specializzazione e con un’esperienza ultradecennale all’EOC), le suddette problematiche si ripercuoterebbero proprio sui pazienti.
«Questo ambiente oppressivo e costellato da pressioni psicologiche porta il personale a lavorare seguendo gli ordini dei superiori senza discutere, anche a sfavore dei pazienti. Se un superiore dice “fai questo intervento”, il medico in questione è costretto a farlo, anche se magari non è stato adeguatamente formato in tal senso. Ciò ha portato diversi pazienti a riportare danni, anche permanenti».
Stando a nostre fonti, alcune di queste inadempienze, come accaduto per la chirurgia della mano, sono già state segnalate alla direzione dell’Ente ospedaliero.
Nel 2022, ad esempio, una donna è stata operata per una frattura al polso. All’intervento non avrebbe però partecipato alcun chirurgo esperto e, erroneamente, sarebbe stata utilizzata una vite troppo grossa, che avrebbe portato un osso a non guarire. A causa di ciò, la paziente sarebbe quindi andata incontro a diverse complicanze, il cui trattamento avrebbe necessitato la presa in carico da parte di altri specialisti dell’ORL.
«Segnalare? Si temono ritorsioni» - Per quanto riguarda invece il clima di lavoro, il secondo medico assistente da noi sentito ammette di non aver mai fatto segnalazioni alle risorse umane dell’EOC. «C’è una grande paura di avere delle ritorsioni, anche considerato che, già di norma, le minacce di licenziamento erano all’ordine del giorno. Il servizio di whistleblowing, invece, credo sia stato attivato solo quest’anno. E comunque, lavorando in team piccoli, sarebbe abbastanza facile, per esclusione, risalire a chi ha segnalato».
A mancare, insomma, è la fiducia. E, stando a un ex dipendente HR dell’EOC, questi sentimenti non sarebbero ingiustificati. «Le risorse umane dell’Ente ospedaliero tendono a sottovalutare i casi di mobbing e burnout», riferisce, sostenendo di essere stato, in prima persona, vittima di mobbing.
L'EOC: «Accertamenti in corso» - Da noi interpellato l'Ente ospedaliero cantonale ha preso posizione su quanto ci è stato riferito, spiegando di aver avviato delle verifiche e di voler andare a fondo della questione.
«L’impegno nella promozione di un ambiente lavorativo sano, inclusivo e rispettoso è da sempre un tratto distintivo di EOC, nella convinta accettazione della propria responsabilità sociale, nella salvaguardia dei propri valori e perché consapevole che solo relazioni di lavoro corrette e positive possono garantire la massima qualità nella cura al paziente», viene premesso.
EOC «ha attivato nel tempo canali di segnalazione sia formali sia informali, gli uni e gli altri improntati alla massima discrezione e confidenzialità, per garantire la tutela a chiunque intenda segnalare situazioni in contrasto con il codice di comportamento e deontologico di EOC e/o con le norme relative alla protezione della personalità».
Dalla segnalazione al coinvolgimento di un'esperta esterna - «Premesso quanto sopra, una segnalazione informale a carico del reparto di ortopedia dell’Ospedale Regionale di Lugano risulta essere pervenuta attraverso i canali interni all’inizio di maggio. Tale segnalazione è stata presa in carico da EOC con il massimo rigore e la più totale trasparenza, attivando una verifica interna e coinvolgendo l’avvocato Raffaella Martinelli Peter, specializzata in diritto del lavoro e con una solida esperienza in tale ambito (si era già occupata dei casi Unitas e Rsi ndr.)».
«L’accertamento è in corso e da parte di EOC si confida che possa chiarire circostanze e situazioni consentendo di intervenire nel modo più opportuno, nel rispetto che si deve alla verità dei fatti, ai diritti eventualmente lesi e ai valori irrinunciabili di EOC».




















