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MESOLCINA

Sorte, la “radiografia”: così è esploso il disastro

A un anno dalla tragedia, MeteoSvizzera ha ricostruito il contesto che ha generato la disastrosa alluvione che ha devastato il centro abitato, provocando al morte di tre persone.
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Sorte, la “radiografia”: così è esploso il disastro
A un anno dalla tragedia, MeteoSvizzera ha ricostruito il contesto che ha generato la disastrosa alluvione che ha devastato il centro abitato, provocando al morte di tre persone.

LOCARNO - A quasi un anno esatto di distanza, la Mesolcina porta ancora sul volto le cicatrici del devastante nubifragio che, il 21 giugno 2024, travolse la frazione di Sorte, strappando la vita di tre persone (una delle quali risulta ancora dispersa). Un evento dall'entità imprevedibile, di quelli che si vedono una volta ogni secolo - se non di più -, e di cui MeteoSvizzera ha ricostruito - nel primo di una serie di blog - origine e cause. Una "radiografia" di ciò che «ha causato le disastrose precipitazioni».

Quella sera, la Mesolcina fu colpita da forti temporali originati «dal passaggio di una zona frontale, che ha destabilizzato l'aria calda e molto umida presente sul versante meridionale delle Alpi favorendo la formazione di una linea di temporali pressoché stazionaria». Quest'ultimo è un fenomeno «caratteristico del clima del versante sudalpino».

La linea temporalesca di quella sera «è però risultata particolarmente forte: si sono sviluppati temporali rigeneranti che sull’arco di circa due ore si sono ripetutamente riversati esattamente sopra la Mesolcina, provocando precipitazioni intense e importanti. A causa della quota elevata del limite delle nevicate, le precipitazioni sono cadute sotto forma di pioggia anche alle quote più alte delle montagne circostanti».

Un paio di giorni prima della tragedia
Quanto avvenuto quella sera è stato l'innesco del disastro. Per le basi bisogna però tornare indietro ai giorni precedenti, quando il nostro paese «si trovava ai margini di una debole area di alta pressione che si estendeva da Mediterraneo all'Europa orientale». Un paio di giorni prima della tragedia, il 19 giugno 2024, «le correnti in quota sulle Alpi hanno iniziato a orientarsi a sudovest, favorendo il graduale afflusso di aria sempre più calda, umida e instabile in direzione del versante meridionale delle Alpi. Allo stesso tempo, sull'Europa settentrionale si è formata un’ampia depressione. Sul suo fianco meridionale, si è formata anche una zona di bassa pressione secondaria che venerdì 21 giugno 2024 ha spostato il suo centro dalla Spagna alla Germania, favorendo l'avvicinamento alla regione alpina di aria fredda in quota».

Quel giorno, la massa d'aria a sud delle Alpi aveva caratteristiche tipicamente estive: era calda e molto umida. «Nonostante la temperatura massima alle basse quote non abbia superato i 22 - 23 °C, i punti di rugiada erano piuttosto elevati, attorno ai 17 - 19 °C. Il vento era generalmente debole in pianura, ma la sua velocità aumentava rapidamente salendo di quota, raggiungendo velocità di circa 140 km/h e una direzione da sudovest a circa 5000 metri di quota».

Un mix di situazioni favorevoli allo sviluppo di temporali, «ulteriormente destabilizzato» dall'afflusso in quota di aria di più fredda. E infatti, già durante la mattina di quel venerdì, «i temporali sono risultati a tratti forti con delle linee temporalesche che sono risultate intense, specie sulla fascia alpina».

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