Derubati nel giro di poche ore di migliaia di franchi: «Recuperare quei soldi è impossibile»

Compravendite andate male, investimenti fasulli, love scam: le truffe online mietono sempre più vittime. Il pp Gianini: «La situazione è fuori controllo»
LUGANO - Recuperare il denaro sottratto da una truffa è, nella quasi totalità dei casi, un’illusione. A confermarlo è il procuratore pubblico Andrea Gianini, che parla di una situazione ormai fuori controllo. «Nella maggior parte dei casi i soldi finiscono all’estero», spiega a tio/20Minuti. Solo quando restano in Svizzera o nell’Unione Europea esiste una minima possibilità di bloccarli per poi restituirli alle vittime, ma il margine è strettissimo: «Abbiamo 24 ore. O si interviene subito, o la speranza si azzera. Per il resto, la percentuale di recupero è pari allo 0%».
La parte più dura del suo lavoro, racconta, spesso consiste nel dover comunicare alle vittime che il denaro è definitivamente perso. «La gente piange. E io sono costretto anche a dover dire: “Doveva fare più attenzione”. Mi dispiace, ma è così». Diverse volte, poi, di fronte all'impossibilità di recuperare i soldi «alcuni sembrano ritenere che non ci sia una reale volontà di procedere per tutelare i loro interessi. Ipotesi da escludere nella maniera più assoluta».
Una volta usciti dalla Svizzera, impossibile recuperarli - La prospettiva, tuttavia, è cupa. Secondo Gianini i casi sono infatti destinati ad aumentare. Una stima pessimistica, avvallata dal fatto che molti dei fondi rubati vengono trasferiti in Paesi come Benin, Isole Comore o altre giurisdizioni prive di accordi di assistenza giudiziaria con la Svizzera. «A quel punto - spiega - dobbiamo seguire le procedure: domande di assistenza giudiziaria internazionale, traduzioni. A volte le rogatorie non vengono nemmeno prese in considerazione. Quando poi riusciamo a bloccare un conto, serve una rapidità assoluta». In rari casi, un intervento immediato ha permesso di recuperare parte delle somme, «intercettate su conti esteri». La regola è una sola: «La vittima deve contattarci subito. E il denaro deve essere ancora in Svizzera».
Nel far west delle criptovalute - Lo scenario peggiora ulteriormente quando si tratta di criptovalute.«Molti operatori non sono vigilati dalla FINMA, ma solo da organismi anti-riciclaggio. La tecnologia consente anonimato, velocità e spostamenti istantanei. In pochi secondi si trasferiscono somme enormi senza riuscire a identificare nessuno». Gianini ricorda che esistono oltre 10mila criptovalute nel mondo e il totale continua a crescere; alcune sono proprio progettate per impedire qualsiasi tracciabilità. Cita anche casi negli Stati Uniti, come Delaware e Wyoming, dove è possibile aprire conti intestati a società senza indicare l’avente diritto economico. «Purtroppo, finché non ci sarà una procedura internazionale immediata, tale per cui un procuratore possa chiamare una banca estera e bloccare, perlomeno in via provvisoria, i fondi, la lotta resterà impari».
Valanga di casi, pochi procuratori - Nel frattempo, le segnalazioni sono esplose. «Oggi ne arrivano almeno una cinquantina alla settimana, di cui oltre la metà riguardano truffe informatiche, mentre alcuni anni fa vi erano uno o due casi al mese. Stando a una stima, parrebbe che in Svizzera, si verifichi una truffa digitale ogni sei secondi». Casi che, in Ticino, sono trattati dai procuratori pubblici specializzati in reati finanziari. «Purtroppo siamo solo nove (su 23 Procuratori attivi in Ticino) e ogni anno esaminiamo qualche migliaio di casi di questo genere».
Una società troppo frammentaria - Ma perché è così facile cadere nella rete dei truffatori? Gianini rintraccia la causa all’interno della società stessa. «Il Covid ha contribuito a disgregare il tessuto sociale. Molte persone anziane rimaste sole a casa, cadono vittime di facili promesse, o anche solo di una buona parola o delle cosiddette love scam (truffe dell’amore). Sono anziani che chattano con avatar che dicono di aver urgente bisogno di soldi facendo leva sui buoni sentimenti e su mirabolanti prospettive di guadagno». Oltre alla solitudine, pesa la crescente fragilità dei legami sociali. «Tanto per fare qualche esempio, se un ignoto interlocutore vi dice che vostra figlia ha avuto un incidente e le servono 50'000 franchi, prima provate a chiamare vostra figlia, se non risponde chiamate un altro contatto di vostra conoscenza oppure la polizia. Se qualcuno vi parla di un problema che dovreste avere con il computer rispondente “Grazie, verifico con il mio tecnico”». Indispensabile, in alcuni casi, la collaborazione con le banche. «Se una persona anziana, che normalmente preleva 1'000 o 2'000 franchi, di colpo ne chiede 50mila, si deve chiamare la polizia».
Il procuratore pubblico non nasconde una certa amarezza. «Credere ai facili guadagni è preferito allo svolgere le opportune verifiche». Insomma: basterebbe una buona dose di spirito critico per sventare la maggior parte delle truffe.
Le raccomandazioni
«Per evitare danni irreparabili, evitare di fornire informazioni sui propri dati sensibili. Usare una carta prepagata per gli acquisti online. Non dare retta quando al telefono riferiscono di problemi di cui non siete al corrente. Nell’ambito di trattative di compravendita, pagate solo a persone conosciute o verificabili e dubitate quando vi vengono offerti articoli o investimenti estremamente vantaggiosi». Un esempio: «Se un articolo che vi interessa è in vendita a Basilea, fate in modo che un vostro conoscente si rechi a vedere se esiste veramente. Indicazioni che valgono, in particolare, durante il periodo delle festività di fine anno».




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