La settimana da quattro giorni? Non sono solo rose: «Ho visto sgretolarsi anche team affiatatissimi»

Il racconto delle aziende svizzere che ci hanno provato, fra chi ha trovato l'Eldorado (fra produttività e salute del personale) e chi invece ha avuto i suoi bei problemi.
ZURIGO - Una volta si diceva che il lavoro nobilita l'uomo, oggi, secondo il mantra della Gen Z, è però vero il contrario: ovvero che lo logora, soprattutto se occupa la gran parte della settimana di una persona. Fra video social, podcast e articoli su testate web, l'idea diffusa è che l'impiego al 100% non solo sia inattuale, ma anche dannoso.
Se in Europa sono diverse le aziende che sperimentano la settimana lavorativa da quattro giorni, in Svizzera - come scrive il TagesAnzeiger - le realtà che hanno deciso di puntare su questa formula sono un'eccezione. A studiarle è un progetto pilota della Scuola universitaria professionale di Berna (BFH) e della società di consulenza Hailperin di Zurigo.
Il confronto con i ricercatori e anche con le aziende ha permesso di tratteggiare un ritratto per certi versi inedito, fatto non solo di luci ma anche di ombre.
Questo perché, se - dati alla mano - è vero che i lavoratori sono più riposati, meno proni dalle assenze per malattia e più produttivi dall'altro è anche vero che è necessario che venga messa in atto tutta una serie di misure per ottimizzare i flussi di lavoro e la comunicazione interna.
Senza dimenticare il fatto che non a tutti i lavoratori va a genio una settimana più corta e più intensa.
Si lavora solo quattro giorni, è vero. Ma il totale delle ore resta comunque (quasi) lo stesso: si va dalle 9 ore giornaliere fino a picchi di 10 per i periodi più caldi: «Possono diventare giornate davvero molto lunghe», confermano al quotidiano gli addetti ai lavori.
Significa, inoltre, dover “dare il cambio” a colleghi che copriranno il giorno “vacante”. Una cosa, questa, che richiede - oltre al proprio tempo di lavoro - anche le capacità di interfacciarsi con i colleghi in modo che questi possano portare avanti il lavoro nel modo più produttivo possibile.
«Il lavoro asincrono si è rivelato la sfida più grande», conferma il datore di una delle ditte interpellate, «è necessario un lavoro di squadra di ottimo livello, una cattiva gestione delle comunicazioni può portare al crollo anche del team più affiatato».
Fra i casi più estremi citati c'era chi si sovraccaricava di lavoro per evitare di lasciare lavoro ai colleghi e chi invece prendeva il giovedì come una “giornata relax”, limitandosi a compilare la consegna per l'altro gruppo e poco altro.
«C'è anche chi vuole lavorare per 5 giorni le sue 8 ore e poi staccare e godersi il weekend», racconta il dirigente, «senza dover pensare alla gestione dei flussi, della comunicazione e quant'altro. C'è chi, semplicemente, non è fatto per queste cose».
Senza contare, poi, il giorno extra che per alcuni diventava... quasi una maledizione: fra chi accumulava tutti gli impegni quel giorno, uscendone ancora più logorato, o chi veniva... sommerso di cose da fare dalla moglie.
«Dopo due anni circa il 15-20% voleva tornare al sistema precedente», spiega. A risultare scontenti erano anche alcuni clienti che vedevano nel venerdì, seppur “coperto” un giorno morto: «C'è chi è abituato a vedere dei risultati l'ultimo giorno della settimana, ma non era sempre così. Per questo motivo abbiamo optato per una settimana da quattro giorni e mezzo, oggi tutti sono contenti».



