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Servizi bufala dal Montenegro: ora anche via posta

Dopo la finta fattura recapitata a un’associazione senza scopo di lucro, l’allarme di Thomas Carta, specialista in comunicazione: «Vi spiego dove stanno le novità»
Fotolia/redazione
Servizi bufala dal Montenegro: ora anche via posta
Dopo la finta fattura recapitata a un’associazione senza scopo di lucro, l’allarme di Thomas Carta, specialista in comunicazione: «Vi spiego dove stanno le novità»
BELLINZONA – Ci risiamo. L’ennesimo tentativo di truffa approda nella Svizzera italiana. Stavolta arriva dal Montenegro e viaggia via posta cartacea. A vedersi recapitare una “finta” fattura di 1280 euro, per servizi info...

BELLINZONA – Ci risiamo. L’ennesimo tentativo di truffa approda nella Svizzera italiana. Stavolta arriva dal Montenegro e viaggia via posta cartacea. A vedersi recapitare una “finta” fattura di 1280 euro, per servizi informatici legati al pacchetto Premium Office, è un’associazione senza scopo di lucro del Bellinzonese. «Il documento – spiega Thomas Carta, specialista in comunicazione e formatore di agenti di sicurezza e investigatori privati – con ogni evidenza è elaborato per fare cadere nell’errore il destinatario».

Rischio di errore – Un testo dettagliato. Con riferimenti a ditte e a prodotti effettivamente esistenti sul mercato. «Una società che riceve molte fatture al giorno – dice Carta – potrebbe cadere nel tranello e inserire erroneamente la fattura tra quelle da saldare». L’episodio è stato segnalato al comando della polizia cantonale. 

Sparare nel mucchio – Possibile che, con il clamore mediatico derivato da vicende analoghe, c’è ancora qualcuno che caschi in simili trabocchetti? «Si prova a sparare nel mucchio. Basta che una piccola percentuale di queste ditte abbocchi e il gioco è fatto. In base alla mia esperienza professionale, ipotizzo che nel corso dei prossimi giorni altre aziende ticinesi riceveranno una documentazione analoga. Giusto mettere tutti in guardia».

Il supporto di “prestigio” – Secondo Carta le modalità con cui è stata lanciata l’ennesima truffa meritano una riflessione. «A partire dal supporto utilizzato. L’utilizzo della lettera cartacea e della relativa busta, con tanto di timbro postale, è ancora oggi percepito dalla popolazione come un sinonimo di ufficialità. In altre parole, la missiva viene considerata più seria rispetto agli invii promozionali ricevuti tramite posta elettronica».

Un investimento importante – È, inoltre, evidente che dietro questo approccio ci sia un investimento economico non di poco conto. «Le cosiddette spam che ci giungono via e-mail – riprende Carta – vengono spedite a migliaia di indirizzi, per un modesto centinaio di dollari, da società spesso situate in Paesi lontani dal mondo occidentale, dove c’è poco controllo. In questo caso, invece, tra carta, stampa, buste e spedizione possiamo ipotizzare costi ben diversi. Di certo, basterebbe che un destinatario cadesse nel tranello per ammortizzare, in un colpo solo, 1280 euro».

La trappola – Una parziale novità sta anche nell’apparato giuridico che sostiene l’operazione-truffa. «Seppure in maniera volutamente nebulosa, si indica che solo con il pagamento si ritiene accettata l’offerta. Su questa base, la società che fornisce tali fantomatici servizi non ha nemmeno bisogno di nascondersi e, anzi, può sbandierare il proprio indirizzo e persino il numero del proprio conto corrente bancario. Come dire: “Se accetti, sono fatti tuoi”».

Marchio registrato – Astuto, infine, il richiamo a Office, installato su centinaia di milioni di computer ai quattro angoli del globo e quindi noto a tutti. «A chi di noi non potrebbe capitare di pensare: “Forse devo pagare l’aggiornamento che ho fatto qualche tempo fa?”. Office è però un marchio registrato e il suo utilizzo abusivo è un reato perseguibile. Un rischio che i mittenti  della falsa fattura corrono, nella speranza che, nel frattempo, qualche pesce abbocchi all’amo». 

 

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