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"Mio zio è un imprenditore di successo, ma lui è lui, io sono io"

Il neodirettore di Ticino Turismo, Elia Frapolli: "Baci saffici? Non penso li ripeteremo"
Ti-Press
"Mio zio è un imprenditore di successo, ma lui è lui, io sono io"
Il neodirettore di Ticino Turismo, Elia Frapolli: "Baci saffici? Non penso li ripeteremo"
BELLINZONA - Il cognome è noto, il nome un po' meno. Elia Frapolli, 30 anni, assumerà la direzione di Ticino Turismo a partire dal prossimo agosto in sostituzione del dimissionario Tiziano Gagliardi. Una ventata di aria giov...

BELLINZONA - Il cognome è noto, il nome un po' meno. Elia Frapolli, 30 anni, assumerà la direzione di Ticino Turismo a partire dal prossimo agosto in sostituzione del dimissionario Tiziano Gagliardi. Una ventata di aria giovane che però ad alcuni può sembrare eccessiva: il nuovo direttore avrà l'esperienza e le competenze necessarie per risollevare il turismo ticinese dallo stato comatoso in cui versa oggi? Cerchiamo di capire meglio chi è Elia Frapolli e quali idee gli frullano in testa.

Signor Frapolli, a 30 anni si ritrova alla testa di Ticino Turismo. Si può dire che ha bruciato le tappe. Come spiega che sia stato scelto malgrado la giovane età?
"Non credo che arrivare a questo tipo di nomina a 30 anni significhi per forza bruciare le tappe. La selezione è stata molto articolata, ci sono state diverse fasi di selezione e una giornata di assessment con una ditta specializzata. Eravamo più di 40 candidati, poi siamo rimasti in 3 e il Consiglio di Amministrazione ha fatto la sua scelta tra questi 3.

Quello che io posso portare sono le mie competenze formative accademiche - sono economista di base con un master in turismo internazionale - e la mia esperienza abbastanza riconosciuta nella realtà cantonale, nonché le mie attività di consulente tramite le quali ho potuto già collaborare a più riprese con gli enti preposti al turismo. Penso abbia contato anche il fatto di aver partecipato a congressi internazionali e di aver sviluppato prodotti sempre a livello internazionale, come un'applicazione iPhone per l'ente del turismo di Pechino o una collaborazione con l'Italia per le carte turistiche."

Quindi nonostante la giovane età ha già accumulato una certa esperienza.
"Ho una formazione accademica specialistica, un'esperienza non di lunga durata ma piuttosto intensa e poi credo sia proprio la volontà del CdA di portare uno spirito giovane all'interno del turismo ticinese. Tutto insieme ha portato a questa nomina."

Lei come intende ringiovanire Ticino Turismo?
"Fresco di nomina è molto difficile dirlo. Tra l'altro entrerò in carica solo ad agosto 2012. Io credo che il turismo soffra di problemi legati a grossi cambiamenti in atto. Per rispondere a questi cambiamenti bisogna poter guardare al lungo termine, non è una campagna marketing mirata a fare la differenza. In questo senso credo che l'elemento chiave sia poter fornire agli operatori locali tutti i mezzi necessari per poter valorizzare il loro prodotto. Le strategie saranno poi da elaborare col tempo."

Per mezzi si intende anche mezzi finanziari, quindi un maggior sostegno del Cantone?
"Difficile dirlo per il momento. Gli sforzi devono essere nel guardare a lungo termine e nel valorizzare al massimo quello che è il vero turismo, cioè chi offre qualcosa sul territorio. Poi come farlo è da vedere. Ticino Turismo deve poter valorizzare il prodotto reale, perché è quello che il turista vede. Il turista non viene mica a visitare gli uffici di Ticino Turismo."

Il turismo non sembra fare gola agli imprenditori. Sono ben pochi gli investimenti in atto nel settore. C'è poca fiducia nel futuro del turismo in Ticino?
"È vero. Non è facile investire in un settore in crisi, quindi che rende poco. Però è anche vero che bisogna guardare al futuro con positività."

In che modo si può spingere gli imprenditori a investire?
"È difficile dirlo, per ora. Se i pernottamenti aumentano, gli investimenti arrivano di conseguenza. È chiaro che bisogna capire come innescare il circolo vizioso e questa è una domanda cui al momento non so rispondere."

Secondo lei le strutture ticinesi sono all'altezza? Si dice spesso che sono vetuste.
"Non starei ai pregiudizi, non credo che il turismo sia "vecchio" in Ticino, va visto caso per caso. Ci sono hotel che stanno investendo, come ce ne sono altri che sono in declino. Su questo punto non generalizzerei."

Le stazioni sciistiche non si reggono in piedi da sole e devono regolarmente fare capo al sostegno del Cantone. C'è un futuro per lo sci in Ticino, considerando anche il riscaldamento globale?
"Il mondo del turismo invernale è sottoposto a diverse difficoltà, tra cui anche i cambiamenti climatici, che non vanno sottovalutati, ma neanche sopravvalutati, perché in effetti spesso ancora nevica. Questi impianti, lo si sa, hanno difficoltà ad autosostentarsi. Le forme con cui supportarli saranno da definire in futuro, ma sicuramente il turismo invernale può rivestire il suo ruolo nel turismo ticinese.
Soprattutto con una possibile conversione all'estate, che in alcuni casi si è dimostrata molto interessante. Il Monte Tamaro è il classico caso. Non dappertutto è il Monte Tamaro, ma si può stimolare questa riconversione."

Lei è stato l'autore della discussa campagna marketing di Airolo, in cui comparivano due ragazze che si scambiavano un bacio saffico. Vedremo campagne simili a livello ticinese?
"No. Una campagna marketing deve essere mirata a determinati risultati e deve avere un presupposto di prodotto. La campagna di Airolo era una campagna di emergenza, in un momento in cui gli impianti erano in estrema difficoltà. C'era bisogno di una scossa e questa scossa c'è stata. La visibilità è stata altissima, quindi l'operazione è riuscita. Ticino Turismo è una realtà diversa e quindi le campagne saranno adeguate al prodotto. Non c'è da aspettarsi una campagna simile, ma un po' di innovazione non guasta mai."

E un po' di provocazione?
"Non per forza provocazione. Pensiamo a Svizzera Turismo. Sta facendo un marketing interessante, accattivante, ma non spinto. È un buon esempio di come si possa fare marketing in modo un po' diverso e questo penso lo possa fare anche il Ticino."

Secondo lei suo zio, Giovanni Frapolli, ha fatto un buon lavoro per il Ticino?
"Non sta a me valutare. Io so che si è potuto sciare ogni anno in Ticino, non ci sono state chiusure, e questo è un bene. Poi sui dettagli e sulla polemica non voglio esprimermi, io sono io, mio zio è lui, siamo due persone diverse con due modi di ragionare diversi. Apprezzo il suo modo di lavorare per certi aspetti, è un imprenditore di successo ma, come detto, io sono io."

Nella sua nomina può aver pesato la parentela con Giovanni Frapolli?
"Credo di no e spero proprio di no. Sono convinto che un Consiglio di Amministrazione così variegato, che racchiude tutte le forze politiche, che si è anche fatto aiutare da consulenti esterni, abbia fatto la sua scelta escludendo questi legami."

Ma le ha dato fastidio essere subito etichettato come "il nipote di Giovanni Frapolli"?
"No, è normale, io sono il nuovo entrante e bisogna identificarlo in qualcuno, in qualcosa. Un riferimento bisogna pur trovarlo e sono conscio che i media hanno dovuto utilizzare questo. Non che mi faccia particolarmente piacere ma lo sapevo, non mi stupisce. Pian piano mi profilerò e spero che la gente saprà apprezzare chi sono io."

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