Esportavano capitali in Svizzera, indagati 97 promotori della Fideuram

LUGANO - Nuove ombre sulla piazza finanziaria elvetica e ticinese, che arrivano nuovamente dall'Italia. Questa volta sarebbe coinvolta la Fideuram Bank che in Svizzera ha due filiali, una a Lugano in via Canonica, l'altra a Zurigo. Si parla di un «giro» di diversi milioni di euro, messo in atto da, da tempo, da un gruppo di operatori finanziari italiani di Banca Fideuram, all'insaputa della banca stessa, per portare all'estero, prevalentemente in Svizzera, capitali «non dichiarabili», provento per lo più di evasioni fiscali e usura.
Sono coivolti circa un centinaio di promotori finanziari della Fideuram di varie regioni italiane, fra cui soprattutto Toscana e Lombardia. Questi raccoglievano e spostavano all' estero appoggiandosi alle due strutture svizzere, a Lugano e a Zurigo, senza che, per quanto la Guardia di finanza abbia finora accertato, l' istituto bancario del gruppo San Paolo-Imi fosse al corrente del flusso di capitali.
Fra i 106 indagati figurano anche cinque funzionari Fideuram, domiciliati in Italia, ma che lavoravano o avevano lavorato nella sede svizzera dell' istituto e che rappresentavano l'interfaccia svizzera dei colleghi italiani.
Per sette degli indagati e' stato ipotizzato il reato di riciclaggio e due di essi sono sospettati di usura.
Gli indagati riuscivano a portare i capitali in Svizzera per poi farli rientrare anche durante il periodo dello «scudo fiscale» (2002-2003). Le indagini sono state avviate 8 mesi fa. Stando alla guardia di finanza i fondi neri delle aziende venivano portati nella Confederazione. La data di ingresso dei capitali veniva retrodatata sui documenti. Il denaro rientrato in Italia diventava per così dire «legittimo».
Finora sono state svolte 69 perquisizioni in Toscana e 100 in altri 11 regioni italiane. L'operazione «Fido» è condotta dal comando nucleo regionale polizia tributaria toscana. Le accuse per gli indagati sono di abusivismo finanziario e, in 7 casi, di riciclaggio. Stando agli investigatori, i promotori finanziari di Banca Fideuram avevano creato un sistema per esportare in Svizzera i fondi dei loro clienti, soprattutto imprenditori. Per ogni viaggio ricevevano un compenso che variava dal 5 al 20% della somma a seconda della rischiosità dell'operazione. Uno dei promotori è stato trovato in compagnia di un suo cliente mentre trasportava 600 mila euro in una valigetta alla frontiera con l'Austria. Venivano utilizzati anche i canali bancari telematici. Stando al coordinatore delle indagini, colonnello Andrea De Gennaro, non risulta un coinvolgimento dei vertici della Banca Fideuram. Frattanto, in una nota la Banca Fideuram ha indicato che l'attività svolta «in Italia, nonché quella svolta all'estero delle società del gruppo viene effettuata nel pieno rispetto delle normative alle stesse applicabili». Banca Fideuram «pur non conoscendo al momento i contenuti dell'indagine in corso» riferisce nel comunicato che «presterà massima collaborazione alle autorità inquirenti al fine di chiarire ogni aspetto della vicenda». L'istituto ricorda poi che Fideuram Bank è «una controllata di diritto svizzero di Banca Fideuram regolarmente autorizzata dalle autorità locali a svolgere la propria attività». L'attività di Fideuram Bank inoltre si svolge interamente in territorio svizzero.
ATS/ RED/ ADNKRONOS




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