In Ucraina continuano a cadere le bombe e una tregua appare sempre più lontana. Trump? Per sette svizzeri su dieci «non porterà la pace».
BERNA - Sull'Ucraina continuano a cadere le bombe. E solo due giorni fa i missili russi hanno fatto (l'ennesima) strage di civili durante le celebrazioni della domenica delle Palme a Sumy. Insomma per ora la pace appare una lontanissima chimera. E le promesse fatte da Donald Trump durante la propria campagna elettorale per le presidenziali - «se io venissi eletto chiuderei la guerra in 24 ore» - appaiono sempre più parole vuote.
«No, la guerra non finirà grazie a Trump» - Ne è convinta anche un'ampia maggioranza dei 35'132 svizzeri che tra il 31 marzo e il primo aprile hanno partecipato al sondaggio Tamedia: ben il 73% di loro non crede infatti che il presidente americano riuscirà a far terminare la guerra in Ucraina entro la fine del 2025. Insomma l'ennesima promessa non mantenuta da Trump che, ricordiamo, non gode (eufemismo) di grande stima tra gli svizzeri.
Di fianco a Kiev, ma... - Svizzeri che - da parte loro - si schierano dalla parte di Kiev: il 72% degli interpellati sta infatti con l'Ucraina, il 22% non si sbilancia, mentre c'è comunque un 5% (che sale addirittura al 12% tra i simpatizzanti UDC) che patteggia per la Russia. A livello istituzionale per la metà dei votanti la Svizzera dovrebbe dare il proprio sostegno all'Ucraina, mentre per il 46% Berna non dovrebbe immischiarsi, restando neutrale. Per contro un 2% sostiene che la Confederazione dovrebbe sostenere Mosca.
Armi in Ucraina - Un altro tema (politicamente) caldo e che tiene ormai banco da diverso tempo è quello relativo alla riesportazione di armi svizzere verso l'ex repubblica sovietica. Secondo il 62% degli interpellati Berna dovrebbe allentare le proprie regole in materia e permettere ad altre nazioni di trasferire armi rossocrociate in Ucraina. Addirittura il 47% pensa che sia la stessa Confederazione a doverle spedire. Tra i maggiori fautori all'invio troviamo il campo rosso-verde e i rappresentanti del Centro, mentre a opporsi sono soprattutto gli esponenti dell'UDC che sostengono fermamente la «neutralità» elvetica. Un punto di vista, quello democentrista, sostenuto anche in Ticino: i ticinesi sono infatti totalmente contrari all'invio di armi diretto (74% i "no") e non vedono di buon occhio nemmeno la riesportazione (61%).
Tregua sì, ma a che prezzo? - Per quel che concerne un (per ora molto ipotetico) "cessate il fuoco" il 48% degli intervistati ritiene che Kiev dovrebbe insistere per ottenere «i suoi confini originali» stabiliti dopo la disgregazione dell'Unione sovietica. Per il 30% l'Ucraina dovrebbe «rinunciare» alla Crimea (che già dal 2014 è sotto il controllo russo) mentre addirittura il 14% sostiene che l'ex repubblica dovrebbe cedere tutti i territori attualmente controllati da Mosca.
La Russia fa paura - In conclusione l'Orso russo (e soprattutto Putin) fa paura. Ben il 66% degli interpellati crede infatti che entro dieci anni Mosca aggredirà altri paesi dell'Europa orientale (principali indiziati sono i Baltici), mentre il 30% non pensa che Mosca invaderà altre nazioni.
Un ombrello nucleare - E questa paura è ulteriormente ingigantita dal fatto che la Russia disponga del maggior arsenale atomico al mondo. Per questo, recentemente, Emmanuel Macron aveva rilanciato l'idea di uno scudo atomico europeo. Un'idea, quella del presidente francese, che convince anche la maggior parte degli svizzeri. Il 61% è infatti favorevole alla creazione di un "ombrello nucleare" europeo, sotto il quale (ovviamente) troverebbe spazio anche la Confederazione.
Il sondaggio Tamedia – Svolto in collaborazione con LeeWas tra il 31 marzo e il primo aprile, il sondaggio 20 minuti / Tamedia ha interpellato 35'132 persone provenienti da tutta la Svizzera (1'297 dal Ticino). Il margine di errore è di 1,7 punti percentuali.