Il gruppo "Erfolgreiche Schweiz" si oppone agli slogan di paure e false informazioni
BERNA - Il gruppo "Erfolgreiche Schweiz" ha pubblicato oggi una lettera aperta in favore di un rafforzamento delle relazioni bilaterali tra la Svizzera e l'Unione europea (Ue). Dice di opporsi agli slogan di paura, alle false informazioni e alle presentazioni unilaterali che sempre più spesso permeano il dibattito.
Questo tipo di retorica provoca una rottura definitiva con l'Ue e mette in pericolo la stabilità e la prosperità, mettono in guardia i firmatari. Il gruppo "Erfolgreiche Schweiz" si presenta come un'iniziativa trasversale di «cittadini preoccupati».
Una maggioranza della popolazione ha confermato a più riprese la via bilaterale con l'Ue, sottolinea il gruppo. La brexit e le sue conseguenze negative dimostrano che la compartimentazione non è una soluzione. Gli accordi con l'Ue si sono rivelati un successo per la Svizzera. Accordi bilaterali rinegoziati offrirebbero una opportunità di continuare questa collaborazione, il cui successo è «incontestabile».
L'iniziativa della lettera è di Paul Hofer, ex presidente del PLR di Basilea Campagna, e dell'imprenditore Andreas Zivy. Tra i circa cinquanta cofirmatari della missiva figurano le consigliere agli Stati Maya Graf (Verdi/BL) ed Eva Herzog (PS/BS), la consigliera nazionale Sarah Wyss (PS/BS), i consiglieri nazionali Eric Nussbaumer (PS/BL) e Simon Michel (PLR/SO) nonché Kathrin Amacker, presidente della Regio Basiliensis.
In un'intervista pubblicata sabato scorso su Le Temps, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter ha detto di aspettarsi che le imprese si impegnino a spiegare perché la Svizzera ha bisogno degli accordi negoziati con Bruxelles. «Al momento non abbiamo l'impressione che ci sia una grande passione», ha detto.
Secondo la sangallese, il ruolo del Consiglio federale sarà quello di «spiegare i vantaggi e gli svantaggi di questo trattato. È nel nostro interesse rimanere calmi, sobri e spiegare concretamente le conseguenze di un sì o di un no. Si sa che tale questione divide», ha aggiunto la consigliera federale.