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SVIZZERADa Sion tutte le nuove verità sul caso di Luca

08.01.13 - 10:06
Bimbo trovato massacrato nella neve. Alla conferenza stampa in Vallese hanno parlato gli esperti italiani, voluti dalla famiglia Mongelli
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Da Sion tutte le nuove verità sul caso di Luca
Bimbo trovato massacrato nella neve. Alla conferenza stampa in Vallese hanno parlato gli esperti italiani, voluti dalla famiglia Mongelli

SION – “Luca è stato aggredito da esseri umani, non da un cane”. Lo dicono apertamente, gli esperti italiani chiamati a effettuare una nuova perizia sul caso di Luca Mongelli, il ragazzino trovato in fin di vita undici anni fa sulle nevi di Veysonnaz, in Vallese. Oggi Luca è cieco ed è costretto a vivere su una sedia a rotelle. A Sion, nella mattinata di oggi, martedì, si è svolta la conferenza stampa che ha portato nuovi dettagli sulla vicenda. Il primo a parlare è il generale Luciano Garofano, comandante del R.I.S. (Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche) di Parma: “Dovevamo capire quanto fossero credibili le testimonianze di Luca e del fratellino Marco all’epoca. Per questo la nostra ‘squadra’ è formata oltre che da medici anche da psicologi”.  

La perizia italiana era stata richiesta dalla famiglia Mongelli. E le argomentazioni esposte oggi sembrano sconvolgere le tesi supposte dalle autorità elvetiche (che attribuivano la responsabilità dell’aggressione a un cane, appunto). Tocca al dottor Roberto Testi, medico legale, presentare le sue analisi. “Il piccolo Luca viene trovato alle 18.30 del 7 febbraio, con una temperatura di zero gradi. Viene soccorso e trasportato all’ospedale di Sion, dove alle 20.19 gli viene riscontrata una temperatura rettale di 23 gradi, che corrisponde  a un’ipotermia tale da determinare un gravissimo pericolo per la vita. Si è riscontrato un grave danno di mancanza di ossigeno al cervello”.

Per capire la vicenda, sono due i quesiti medico legali. “Poiché il bambino è stato visto per l’ultima volta alle 17, ci si deve chiedere se in due ore un bambino sano, anche se privo di vestiti, può andare in ipotermia profonda. Inoltre, occorre argomentare se le lesioni trovate sul corpo di Luca possono fare pensare all’aggressione di un cane. Alla prima domanda possiamo rispondere che è impossibile andare in ipotermia in due ore per una persona che è in grado di muoversi. Un raffreddamento di questo genere è ipotizzabile solo se il soggetto è privo di conoscenza. Per quanto riguarda la seconda domanda, invece, posso dire che il quadro lesivo, quando abbiamo a che fare con l’aggressione da parte di un cane, è completamente diverso. I cani aggrediscono quasi esclusivamente il volto e il capo della persona”.

Per il medico, il bambino si trovava in condizioni di ridotta difesa. Poi parla di nuovo delle lesioni. “Alcune delle ferite possono essere dovute al cane del ragazzino che arriva e, trovandolo esanime, cerca di girarlo. Ma non sono correlabili a un’aggressione. Ma soprattutto, queste modestissime lesioni non sono sicuramente in grado di diminuire le capacità di reazione del bambino e quindi di essere la causa dell’ipotermia”. 

Poi la parola passa a Cinzia Gimelli, psicologa giuridica, che in tutto questo periodo ha cercato di stabilire l’attendibilità delle dichiarazioni di Luca e del fratellino Marco. I due ragazzini da sempre sostengono che ad aggredire Luca sarebbero state delle persone. “Abbiamo intervistato Luca e Marco dieci anni dopo i fatti. Va detto che il trauma di Luca si è ripercosso su tutta la sua famiglia e che, nonostante i suoi miglioramenti, soffre ancora delle conseguenze di quanto accaduto. Abbiamo fatto molti test sulla memoria di Luca e lo abbiamo ritenuto capace di rendere testimonianza, avendo escluso psicopatologie e disturbi psicotici”.  

Melania Lugli, psicologa cognitiva, approfondisce ulteriormente la questione. “Abbiamo fatto test obiettivi sia su Luca sia su Marco. Test che non lasciano spazio all’interpretazione. Abbiamo stabilito che le loro dichiarazioni non sono sostanzialmente influenzate da persone esterne”. È stato analizzato anche il rapporto tra Marco e il cane di famiglia, Rocky, accusato di avere aggredito Luca. “Marco, dopo l’aggressione, ha passato diverso tempo con il suo cane (in seguito soppresso). Se il cane fosse stato responsabile dell’aggressione, Marco l’avrebbe temuto”. 

Chiude il generale Garofano, affiancato da Nicola Mongelli, il papà di Luca: “Il nostro scopo è stato quello di aiutare la famiglia Mongelli a scoprire la verità. Il nostro operato è anche a disposizione dell’autorità giudiziaria elvetica, che ha fatto comunque un enorme lavoro di indagine. Riteniamo tuttavia che la verità non sia ancora venuta a galla. Luca non è stato vittima dell’aggressione del cane Rocky. Bisogna ipotizzare l’aggressione da parte di persone. Vanno rivalutati tutti i contributi testimoniali che furono considerati all’epoca e vanno sentiti anche nuovi testimoni. Sono passati undici anni, oggi abbiamo nuovi strumenti di analisi per capire cosa sia successo veramente”. 

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