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FRIBURGO

Abusa della commilitona mentre è alla guida del mezzo dell'esercito, condannato

Dopo atti sessuali consensuali fra due reclute ventenni, lui ha cercato di forzarla. Il tutto immortalato in video, condiviso in una chat di gruppo.
20min/Sébastien Anex
Abusa della commilitona mentre è alla guida del mezzo dell'esercito, condannato
Dopo atti sessuali consensuali fra due reclute ventenni, lui ha cercato di forzarla. Il tutto immortalato in video, condiviso in una chat di gruppo.

FRBURGO - Continua il periodo poco felice per l'esercito svizzero.

Dopo gli episodi di Lenzburg, dove dopo il caso di un sergente che ha gettato un gatto addosso a dei soldati addormentati è emerso quello di una recluta picchiata da una comandante, viene reso noto il caso di molestie ai danni di una recluta autista 20enne, da parte di un commilitone.

L'accaduto, riportano i quotidiani del gruppo CH Media, risale al 2023. Il giovane uomo è stato condannato da un tribunale militare a una pena detentiva sospesa e a una multa (entrambe sospese con la condizionale), oltre a risarcire la vittima con 1'000 franchi.

Dal rapporto consensuale alla forzatura - Sia l'aggressore che la donna che ha subito la molestia, entrambi 20enni, facevano parte di una squadra di autisti volontari presso la scuola di addestramento reclute di un centro logistico del Canton Friburgo. La vittima era l'unica donna del gruppo.

Stando a quanto viene riportato dagli atti, mentre i due rientravano con un veicolo dell'esercito durante un turno, lui l'ha ripetutamente invitata a compiere atti sessuali. Lei, inizialmente, avrebbe acconsentito lasciandosi toccare nelle parti intime mentre lui guidava a una velocità compresa fra i 50 e gli 80 km/h.

All'invito di un rapporto orale, filmato con lo smartphone, lei si sarebbe rifiutata, opponendo resistenza.

Il video condiviso in chat senza consenso - Il video girato in quell'occasione, contrariamente a quanto pattuito fra i due, era finito sulla chat di gruppo degli autisti.

La giovane, riconosciuta dai commilitoni, ha reagito apparentemente con ironia. Durante gli interrogatori del processo ha però confermato di essersi sentita «profondamente umiliata» da quanto accaduto.

La clip, vista da un superiore, ha portato alla segnalazione e all'apertura di un'inchiesta. L'aggressore, negando le accuse, ha parlato della recluta come «una ragazza sfacciata che usava costantemente doppi sensi». Le dichiarazioni della donna sono state però ritenute più credibili ed è quindi arrivata la condanna.

Il caso riapre il dibattito sull'influenza delle donne nell'esercito e delle loro condizioni all'interno di un ambiente ancora prevalentemente maschile.

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