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YVERDON-LES-BAINS (VD)«Dare fuoco alla casa è la negazione definitiva della famiglia»

12.03.23 - 10:30
Lo psichiatra forense Thomas Knecht commenta il dramma avvenuto nel Canton Vaud
Flashpress/Olivier Allenspach
Giovedì, una villa a Yverdon-les-Bains è andata completamente a fuoco.
Giovedì, una villa a Yverdon-les-Bains è andata completamente a fuoco.
«Dare fuoco alla casa è la negazione definitiva della famiglia»
Lo psichiatra forense Thomas Knecht commenta il dramma avvenuto nel Canton Vaud

YVERDON-LES-BAINS (VD) - «Un rifiuto della sua intera esistenza». Lo psichiatra forense Thomas Knecht commenta così il gesto, almeno stando a quanto dicono fino a oggi le indagini, compiuto dall’uomo di 45 anni che a Yverdon-les-Bains avrebbe ucciso la moglie e le tre figlie, salvo poi incendiare la casa e suicidarsi. «Il fatto che il colpevole abbia dato fuoco all'abitazione - aggiunge il medico - è la negazione definitiva della famiglia, il coronamento, per così dire, di un rifiuto dell'intera esistenza».

«I padri di solito uccidono anche la madre»
Secondo Knecht, negli omicidi-suicidi ci sono degli schemi che spesso ritornano: «Se un uomo commette il crimine, di solito spazza via tutta la famiglia, compresa la madre. Le donne, invece, di solito portano a morte i bambini con sé, ma non l'uomo. Nella maggior parte dei casi, quest’ultimo viene lasciato solo».

Knecht ipotizza che il gesto non sia stato improvviso, ma sia stato preceduto da una lunga coda di malessere. «Può trattarsi di una depressione senza via di uscita, con il padre convinto che l'intera famiglia non abbia più futuro. In questo caso, cerca attraverso l’omicidio di trasferire la famiglia in un altro mondo, auspicabilmente migliore». Ma non si può escludere nemmeno una motivazione aggressiva: «Sarebbe il caso se il padre non si fosse sentito supportato o avesse avuto la sensazione che la famiglia non gli fosse stata accanto».

«È necessario avere valvole di sfogo»
Secondo Knecht, non è chiaro se la famiglia fosse seguita o aiutata da qualcuno. «Molti nuclei, oggi, si trasferiscono da qualche parte in un agglomerato urbano anonimo. Durante il giorno vanno al lavoro o a scuola, la sera tornano a casa e restano tra di loro: non c'è quasi una rete sociale». Quindi difficilmente si creano relazioni. «Sarebbe bene che ogni famiglia avesse parenti o conoscenti con cui condividere il peso di queste situazioni. In questo modo si creano delle valvole di sfogo che, in alcuni casi, possono evitare che si arrivi al punto in cui si è arrivati a Yverdon»

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COMMENTI
 

capostecca 1 anno fa su tio
Disperazione

italo luigi 1 anno fa su tio
Concordo sul n pieno con l'analisi e tante volte in questi casi il diavolo quale entità maligna ci gode. Soluzione dialogo , comunicazione e verità sulla vita reale.
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