"E' stata Natalie a chiedere di stare sola in cella"

Le autorità zurighesi si difendono dalla accuse del marito. La detenuta è sempre stata seguita da esperti e aveva la possibilità di parlare con i conoscenti
ZURIGO - A quattro giorni dal suicidio in carcere della donna di 27 anni che lo scorso primo gennaio avrebbe ucciso i suoi due figli a Flaach (ZH), l'Ufficio zurighese per l'esecuzione delle pene è convinto di avere rispettato le norme relative alla detenzione donna.
In particolare - scrive l'Ufficio oggi in una nota in cui ripercorre le varie fasi della detenzione preventiva - era stata la stessa detenuta a chiedere di rimanere da sola in una cella. La direzione della prigione e gli psichiatri che la seguivano avevano deciso di accettare la sua richiesta.
Subito dopo il dramma famigliare, la donna era stata portata nella sezione chiusa della clinica psichiatrica di Rheinau (ZH), una struttura con posti limitati in cui i detenuti vengono seguiti durante le fase critica di una crisi.
Alla fine di aprile, dopo una valutazione medico-psichiatrica, la detenuta è stata trasferita nella prigione di polizia di Zurigo. Poco dopo il trasferimento ci sono verificati due episodi che "facevano pensare alla preparazione di un tentativo di suicidio".
La donna è stata quindi trasferita in una cella di sicurezza, da dove è stata nuovamente trasferita una volta venuti meno gli indizi di un possibile suicidio. La detenuta è stata comunque seguita anche in seguito da esperti di varie discipline ed aveva la possibilità di comunicare con i conoscenti.
È proprio sulla base di una lettera che gli è stata consegnata il giorno stesso del suicidio della 27enne che il vedovo - che si trova a sua volta in detenzione preventiva in un'altra prigione - ha rivolto dure accuse alle autorità zurighesi, da lui considerate responsabili della morte della moglie.
L'uomo ha deciso di sporgere denuncia contro il Dipartimento di giustizia, la procuratrice competente, l'avvocatessa d'ufficio che curava gli interessi della moglie, lo psichiatria ed altre persone che si sono occupate del caso. Il vedovo accusa tutte queste persone di "istigazione e aiuto al suicidio", ha detto la portavoce della Procura generale Corine Bouvard, confermando una notizia pubblicata oggi dal "Blick".
La vicenda - Il dramma di Flaach aveva alimentato numerose critiche e accuse contro l'Autorità di protezione dei minori e degli adulti (AMPA) di Winterthur-Andelfingen che lo scorso novembre aveva deciso di togliere, con una misura "superprovvisoria", l'autorità parentale alla madre dei due bimbi, un cittadina svizzera di 27 anni.
Lo scorso 4 novembre la donna era stata arrestata assieme al padre dei due fanciulli per una sospetta truffa. La giovane era stata rilasciata qualche giorno più tardi. I due bimbi erano quindi stati collocati in un istituto a Zurigo e il 19 dicembre erano ritornati a casa per passare il periodo di Natale con la madre.
La sera del primo dell'anno la donna aveva chiamato la polizia annunciando che i due bimbi erano morti. La 27enne, che si era autoinflitta ferite al collo, fu arrestata il giorno stesso e da allora si trovava in carcere. I figlioletti - probabilmente soffocati nell'appartamento in cui abitava la famiglia - avrebbero dovuto fare ritorno nell'istituto il 4 gennaio.




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