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SVIZZERA

La nuova (e discussa) filosofia educativa della Gen Z

Si chiama FAFO e implica abbandonare i figli ai propri errori. Ecco cosa ne pensano gli esperti.
Depositphotos (ikostudio)
La nuova (e discussa) filosofia educativa della Gen Z
Si chiama FAFO e implica abbandonare i figli ai propri errori. Ecco cosa ne pensano gli esperti.

BERNA - Litigi infiniti su vestiti da mettere, giochi da riordinare o verdure che i bambini rifiutano ancora una volta di assaggiare: per molti genitori tutto questo è ordinaria amministrazione. Ma la Generazione Z sembra aver trovato una soluzione radicale alle estenuanti discussioni quotidiane.

Se il bambino insiste per mangiare un peperoncino piccante, nonostante cinque avvertimenti? «Che lo faccia». Se un altro vuole uscire sotto la pioggia battente senza giacca? «Così imparerà cos’è il freddo». Si chiama metodo FAFO, acronimo di “Fuck Around and Find Out”: lasciar sperimentare ai figli le proprie scelte, affrontare gli errori e le conseguenze, e imparare direttamente dall’esperienza. La filosofia è semplice: se non cadi mai, non impari a rialzarti.

Il nuovo trend
Ogni generazione ha avuto il proprio modello educativo: dall’autoritarismo rigido del passato, ai genitori “elicottero” che controllavano ogni passo dei figli, fino al gentle parenting basato su pazienza e comprensione. Ora si impone una nuova tendenza, diventata virale soprattutto sui social: genitori che intervengono meno, si fanno da parte e confidano che persino le esperienze negative siano formative.

Mentre le generazioni precedenti avrebbero discusso per ore o prevenuto qualsiasi rischio, i genitori FAFO sembrano dire: «Prova, e scoprirai da solo cosa succede».

Parola all'esperta
Ma quanto è valida questa filosofia dal punto di vista educativo? A rispondere è Susanna Fischer, pedagogista e responsabile della Familienpraxis Stadelhofen di Zurigo. A suo avviso, l’approccio FAFO richiama modelli autoritari ormai superati. «Si basa sull’idea che dolore e fallimento insegnino. Ma questa concezione è stata ampiamente superata», afferma.

La critica principale? Secondo Fischer, i genitori scaricano sui figli una responsabilità che non spetta a loro: «Fai ciò che vuoi, ci penseranno le conseguenze a educarti». Un’impostazione che, secondo l’esperta, non può essere considerata vera educazione.

Per la pedagogista, il fenomeno è soprattutto una reazione estrema all’educazione orientata ai bisogni del bambino, che in alcuni casi avrebbe portato i genitori a rinunciare al proprio ruolo di guida. La FAFO, a suo dire, rappresenta il movimento opposto.

In Svizzera questa filosofia sarebbe però diffusa più sui social che nella realtà quotidiana. Fischer riconosce che lasciare ai bambini margini di esperienza è fondamentale — ma solo se adeguati alla loro maturità. La FAFO, invece, rischierebbe di provocare esperienze umilianti, generando insicurezze anziché autonomia.

«I bambini hanno bisogno fin dall’inizio di un legame sicuro, di accompagnamento affettuoso e di punti di riferimento chiari», conclude Fischer. «Solo così potranno esplorare il mondo con fiducia, senza la paura di essere lasciati soli quando cadono».

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