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Eco affievolita? Non in questo caso

Il 1. maggio 1994 il destino ha spezzato due vite e il cuore di un intero sport
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Eco affievolita? Non in questo caso
Il 1. maggio 1994 il destino ha spezzato due vite e il cuore di un intero sport
Ayrton Senna e Roland Ratzenberger: vittime di un weekend maledetto che nessuno potrà mai dimenticare.
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IMOLA - Come ogni anno, in questo periodo, gli appassionati di Formula 1 si fermano. Non è solo un gesto, è un silenzio che pesa come un macigno.

Sono passati tanti anni, troppi, eppure ogni 1. maggio – e non solo – tutto torna a galla. Quel weekend maledetto, quella striscia di sole sulle colline di Imola che diventò teatro di una tragedia senza tempo.

Di inchiostro se n’è versato tanto, di parole ancora di più, ma la verità è che siamo sempre lì, immobili, incapaci di andare oltre.

Roland Ratzenberger e Ayrton Senna. Due nomi legati da un destino crudele, da una sceneggiatura disumana che nessuno avrebbe potuto scrivere. L’ultimo e il primo, in un fine settimana che ha segnato per sempre la storia dello sport e il cuore di chi c’era.

Si dice che il destino non esista, che tutto sia frutto del caso. Ma quel maledetto weekend a Imola ha urlato al mondo che il caso, forse, non basta a spiegare certi dolori.

Trentuno anni dopo, siamo ancora qui. Qualche settimana fa Giancarlo Minardi – amico vero di Ayrton – ci ha detto che quello che Senna ha lasciato dietro di sé andrebbe studiato a fondo, come si fa con le cose che non appartengono solo al tempo in cui sono accadute. Carlo Vanzini, in una chiacchierata, ci ha invece confidato che forse, con il passare delle generazioni, quell’eco si sarebbe affievolita naturalmente.

Ma non è così. La prova vivente arriva da un ragazzo giovanissimo, Kimi Andrea Antonelli, che vede in Ayrton il suo modello, il suo faro. È per lui che ha scelto il numero 12. Un passaggio di testimone che brucia e commuove, la conferma che certi miti non invecchiano, non svaniscono.

Roland, che se n’è andato il sabato, e Ayrton, che la domenica teneva stretta nell’abitacolo una bandiera austriaca. Una bandiera che non riuscì mai a sventolare in pista, ma che portò con sé, salendo lassù insieme allo sfortunato collega.

Nel silenzio carico di dolore e rispetto, noi restiamo. E continuiamo a ricordare. Con il piede schiacciato sull’acceleratore dell’emozione, gridiamo ancora una volta: “Evviva Roland. Evviva Ayrton”.

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COMMENTI
 

GabrieleC 2 mesi fa su tio
Ayrton il miglior pilota di tutti i tempi. Avrebbe potuto insegnare molto alle nuove generazioni.

F/A-19 2 mesi fa su tio
Risposta a GabrieleC
Senna un fenomeno e non si discute, io lo paragono a Marc Marquez, talento tanto ed un solo risultato possibile, il primo posto.
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