Il 4 luglio 1954 la Germania Ovest conquistò il suo primo Mondiale della storia battendo in finale la forte Ungheria di Puskas (3-2), che però nella fase a gironi superò proprio i tedeschi 8-3
BERNA - Il 4 luglio 1954, per la prima volta nella storia, l’ombra del doping si allungò oscura sul pallone. L’Ungheria, la “Squadra d’oro”, la più forte nazionale di tutti i tempi (o almeno così dicono in molti), era pronta a laurearsi campione del mondo sfidando in finale la Germania Ovest. Macchina da gol e capace di un calcio spettacolare, il team magiaro arrivò alla partita dopo aver già battuto gli avversari di turno nel girone di qualificazione con un perentorio 8-3. In scia di risultati utili da ben 31 partite, con 28 vittorie e 3 pareggi, con i calciatori tutti provenienti dalla squadra dell’Esercito, l’Honved, e, quindi, di fatto professionisti, l’Ungheria era già pronta a festeggiare.
A Berna, però, la giornata era piovosa e il leader della squadra, Puskas, acciaccato. Avanti di due reti dopo nemmeno otto minuti, per i magiari la sfida sembrava poter diventare una mera formalità. Invece, in appena dieci minuti, gli avversari riuscirono a rimettere in equilibrio il punteggio e, nel finale, in contropiede, a firmare anche la rete del definitivo sorpasso con Rahn.
Ancora oggi ci si interroga molto sull’effettivo utilizzo di sostanze dopanti da parte degli atleti tedeschi, senza che la verità sia mai venuta a galla. Forse favorite da un risultato capace di ribaltare ogni pronostico, furono tante e disparate le voci che nel dopo partita provarono a giustificare la sconfitta dei campionissimi. Tra tutte anche quella di un massiccio ricorso al doping degli atleti della Germania Ovest, accusa sempre respinta dagli interessati. Ma il giorno dopo la finale accadde un fatto singolare: gran parte della formazione tedesca festeggiò la vittoria in un letto d’ospedale. I giocatori furono infatti colpiti da una strana malattia al fegato, un’itterizia infettiva che rese gialla la loro carnagione e che li costrinse anche ad abbandonare temporaneamente l’attività sportiva. Per giustificare il malanno il dottor Loogen, responsabile medico della squadra, accusò l’Hotel Belvedere di Spiez e i suoi trattamenti. Tesi che fu respinta dalla direzione della struttura, che fece notare come nessun altro cliente fosse stato colpito dal morbo...