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FRANCIA 2016

Gli svizzeri? Tutti calciatori ignoranti

Marco Grassi, rossocrociato ai Mondiali del 1994 e agli Europei del 1996, racconta la realtà del nostro calcio prima dei grandi appuntamenti americani e inglesi
Gli svizzeri? Tutti calciatori ignoranti
Marco Grassi, rossocrociato ai Mondiali del 1994 e agli Europei del 1996, racconta la realtà del nostro calcio prima dei grandi appuntamenti americani e inglesi
SPORT: Risultati e classifiche
PARIGI (Francia) – La carriera di Marco Grassi è legata al calcio francese, dove nel 1997 ha festeggiato il titolo con il Monaco. Ma anche le esperienze al Rennes, al Cannes, al Lione e al Nizza hanno impreziosito il suo percorso di calc...

PARIGI (Francia) – La carriera di Marco Grassi è legata al calcio francese, dove nel 1997 ha festeggiato il titolo con il Monaco. Ma anche le esperienze al Rennes, al Cannes, al Lione e al Nizza hanno impreziosito il suo percorso di calciatore. «In Francia adorano il football, i tifosi ti fanno sentire il loro calore in ogni momento, ognuno vorrebbe un figlio in grado di giocare a pallone».

Esperienze che l’hanno portata a disputare un Mondiale, nel 1994 negli Stati Uniti, e un Europeo, nel 1996 in Inghilterra.
«Eravamo ancora considerati dei calciatori ignoranti, senza nessuna cultura, anche perché arrivavamo a questi appuntamenti dopo una vita passata a sognare simili palcoscenici. In fondo, non eravamo pronti ed abbiamo fatto fatica a reggere sul piano strategico».

A cosa si riferisce?
«Negli Stati Uniti, il commissario tecnico Roy Hodgson si era ostinato a far giocare sempre i titolari (come del resto aveva fatto nelle qualificazioni) e arrivammo cotti all’ottavo di finale con la Spagna. Io e Subiat, riserve di Chapuisat e Knup, non avevamo avuto la nostra chance. In Inghilterra, eravamo partiti bene con i padroni di casa (1-1 di Kubi e clamorosa asta di… Grassi) e poi crollammo con Olanda e Scozia».

Oggi siamo quasi sempre presenti agli appuntamenti internazionali. Cosa è cambiato?
«I soldi dei nostri miracoli di allora sono stati investiti bene dalla Federazione e la base si è allargata grazie ad un’ottima formazione. Il calcio svizzero è sano».

Di cosa si occupa adesso Marco Grassi?
«Ho un’agenzia immobiliare che seguo insieme a mio fratello, il calcio non mi manca».

EURO 2016 la appassiona?
«Le prime due settimane le ho trascorse in Australia, dove a Sydney vivono i miei figli Matteo (19 anni), Alessandro e Massimiliano (entrambi 13). Quando loro dormivano, io guardavo le partite in diretta e devo dire che non mi sono entusiasmato. A parte il 5-2 della Francia sull’Islanda, c’è un livellamento totale del calcio. L’aumento delle partecipanti a 24 squadre ha portato le piccole ad aver qualche chance in più e Galles e Islanda l’hanno sfruttata al meglio. Alla fine vincerà comunque una grande».

E pensare che anche la Svizzera poteva essere lì a giocarsela…
«Non mi capacito ancora del modo in cui abbiamo abbandonato questo Europeo. L’effettivo era eccezionale, purtroppo è mancata la malizia. Da queste esperienze brucianti si esce comunque più forti e sono sicuro che Vladimir Petkovic continuerà a costruire una nazionale solida e - ci auguriamo tutti - vincente fino in fondo».

Lei come tirava i calci di rigore?
«Il tiro forte al centro della porta è quello che dà maggiori garanzie, ma se si vuole piazzare il pallone, la cosa importante è decidere un angolo e basta, senza ripensamenti. Probabilmente Xhaka ha cambiato idea all’ultimo momento, perché è inspiegabile una conclusione del genere da un giocatore delle sue qualità».

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