Shaqiri e lo stipendio enorme «Assolutamente giustificato»


Arno Rossini: «Prima l’uomo, poi il calciatore»
«Se decidi di investire buona parte del tuo budget su un calciatore, devi essere certo che questo non venga da te a svernare, altrimenti sono guai.»
Arno Rossini: «Prima l’uomo, poi il calciatore»
«Se decidi di investire buona parte del tuo budget su un calciatore, devi essere certo che questo non venga da te a svernare, altrimenti sono guai.»
BASILEA - Rispetto a quando indossava la maglia dei Chicago Fire guadagna sei milioni di franchi in meno. A differenza di quando si muoveva per la franchigia dell’Illinois - fino allo scorso anno, non un’eternità fa - ora è però molto felice. Si diverte, incide e la sua squadra vince. A Basilea, nella sua Basilea, Xherdan Shaqiri è rinato. Ha ritrovato il sorriso e la voglia di giocare. E, fatto non certo secondario, è tornato a essere decisivo.
In Super League ha collezionato 11 reti e 14 assist in 27 presenze. Numeri importanti, che diventano pesanti se si pensa che solo in un’occasione, quando il 33enne ha lasciato il segno, i renani hanno perso (1-2 contro l’YB il 16 marzo). E solo una volta non hanno vinto quando ha segnato (2-2 a Lugano il 19 gennaio). Di più, senza di lui, nelle primissime uscite stagionali, i rossoblù raccoglievano di 1,5 punti a partita. Media salita a 1,81 punti nelle sue prime apparizioni e a 1,92 da gennaio in avanti, quando cioè ha ritrovato una buona condizione fisica.
Si parla tanto di equilibri, schemi e tattiche. Poi alla fine, per vincere, basta trovare un campione e metterlo in condizione di dare il massimo?
«Ingaggiando Xherdan il Basilea ha guadagnato competitività, è vero; ha però anche dato una bella sistemata ai conti - è intervenuto Arno Rossini - La squadra ha scalato la classifica e ora sembra lanciata verso il titolo. In più il Sankt Jakob è tornato a riempirsi e molti dei ragazzi in squadra hanno visto lievitare la loro valutazione».
Lo stipendio, enorme per la Super League, di Shaqiri (1,5-1,7 milioni di franchi all’anno) è quindi giustificato?
«Assolutamente, per come stanno andando le cose. Quella di tesserare un campione e puntare forte su di lui è una strada che potrebbero decidere di percorrere anche altri. È una strada che, quando si potevano ingaggiare meno stranieri, anche altri percorrevano. Può essere vincente, anche se è piena di tranelli».
E sbagliare non si può.
«Se decidi di investire buona parte del tuo budget su un unico calciatore, devi assicurarti di trovare quello giusto. E non sto parlando di statistiche. Il binomio Basilea-Shaqiri funziona perché Xherdan sente quella società come fosse casa. Dà il massimo, è motivato. Si impegna affinché i risultati arrivino e tutto funzioni per il meglio. Se vai sul mercato per prendere un calciatore con un gran nome devi essere certo che questo non venga da te a svernare. Altrimenti sarebbero guai: avresti solo buttato tanti soldi».
Fondamentale il ruolo del ds?
«Fondamentale è guardare prima all’uomo e solo in seguito al calciatore. Faccio un esempio. Ricordate il Klose della Lazio? Arrivò quando ormai le sue stagioni migliori erano alle spalle ma, super professionale e sempre motivato, seppe fare benissimo».