Arno Rossini: «Già in Svizzera non nascono molti campioni, quando ce n’è uno dobbiamo tenercelo stretto»
«Avere o meno Ardon, potrebbe fare la differenza tra qualificarsi o meno per un Mondiale».
QUINTA DO LAGO - Un tranquillo ritiro della Nazionale, quello che si sta consumando nel lusso di un resort portoghese, riesce comunque a far parlare di sé. Per chi non c’è, ovviamente, perché gli assenti, se di lusso, fanno sempre rumore. Le placide giornate dell’Algarve sono “chiacchierate” per il (nuovo) rifiuto di Ardon Jashari, che ha preferito rimanere a Bruges a curarsi piuttosto che tornare a respirare l’aria dello spogliatoio rossocrociato. Lui che, è giusto sottolinearlo, non è infortunato: la scorsa domenica ha giocato 88’ contro lo Charleroi. Dominando tra l’altro: con un gol e un assist ha infatti trascinato i suoi al successo.
Ha senso aspettare chi ha dimostrato di non voler venire?
«Nel caso di Ardon, ha assolutamente senso - è intervenuto Arno Rossini - Un giocatore così la Nazionale non può permettersi di perderlo».
Ha 22 anni, gioca in Belgio, deve ancora dimostrare tantissimo.
«Le sue qualità sono fuori discussione. Lo paragonano a Xhaka, si dice possa essere il suo erede. Sono d’accordo. Ha fisico, corsa, piede e… soprattutto testa. Ha una fortissima personalità. Già in Svizzera non nascono molti campioni, quando ce n’è uno dobbiamo tenercelo stretto. Non credo di esagerare dicendo che, via Granit, che per quello che è il suo carattere difficilmente accetterà di fare il comprimario dopo il Mondiale del 2026, Jashari ha la possibilità di trascinare la Nati per dieci anni».
Stiamo comunque parlando di un ragazzo che nella casella “presenze in nazionale” ha un misero numero due.
«Ma che, appunto, rappresenta il futuro. È già apprezzato a livello internazionale, può solo crescere: se c’è stata una rottura, se c’è del malumore, in Federazione dovrebbero cominciare a pensare a come risolvere. I litigi vanno dimenticati. Sono inutili. C’è uno strappo? Ricucire, con del lavoro diplomatico, è essenziale».
I dirigenti dell’Associazione Svizzera di Football...
«Ma anche Murat Yakin. Tutte le parti coinvolte dovrebbero trovarsi per cercare di appianare le divergenze. Pure Granit Xhaka, che in quanto uomo simbolo della Svizzera potrebbe e dovrebbe lavorare per agevolare l’inserimento nel gruppo di un elemento importante. Avere Ardon in rosa è fondamentale: potrebbe fare la differenza tra qualificarsi o meno per un Mondiale. Si deve fare di tutto per schierarlo in rossocrociato».
Se il problema fosse tattico o di minutaggio… Tami e i suoi dovrebbero scegliere tra selezionatore e giocatore?
«No, questo no. Nominare un allenatore in base ai capricci di un calciatore non è mai saggio. E se poi i risultati non arrivano? E gli equilibri dello spogliatoio? Serve diplomazia, tutto qui. Serve che tutte le parti coinvolte lavorino per il bene della Nazionale».