Frontalierato occulto nei trasporti internazionali

Marco Tepoorten (Franzosini SA); Massimo Fattorini (Fattorini Autotrasporti); Salvatore Giampà (Giampà Trasporti); Claudio Livio (Membro)
Per qualsiasi attività lavorativa prestata sul territorio Svizzero è indispensabile ottenere degli specifici permessi: cio’ accade in qualsiasi ambito della nostra economia per salvaguardare il lavoro, la sicurezza e le entrate fiscali …tranne che nel settore dei trasporti internazionali.
Prima della liberalizzazione del trasporto transfrontaliero e dell’istituzione della libera circolazione delle persone, un trasporto di merce da Zurigo a Milano, ad esempio, poteva essere gestito solo dalle aziende dei due paesi interessati da tale compravendita. La citata liberalizzazione consente oggi a qualsiasi azienda del territorio dell’UE, comprese quelle dei nuovi Stati dell’est entrati a far parte di recente dell’Unione Europea, di gestire tale trasporto pur non avendo nulla a che fare con la specifica operazione commerciale. Nel nostro caso di prima ci troveremmo che merce svizzera, viaggiante per la gran parte su territorio svizzero e destinata a Milano, possa essere trattata e gestita, ad esempio, da un’azienda rumena o di altri paesi dell’UE. Purtroppo questo esempio è ciò che accade quotidianamente nel nostro malandato settore dei trasporti internazionali!
La conseguenza della liberalizzazione del mercato è che le aziende elvetiche sono state esposte ad una concorrenza sleale da parte operatori esteri che, come ben sappiamo, seguono regole ben diverse da quelle osservate dalle aziende confederate, sotto ogni punto di vista.
Stiamo assistendo ad un vero e proprio frontalierato occulto che non necessita di permessi e senza alcun controllo, che si traduce in minori costi aziendali per le aziende estere ed in prezzi sottocosto dei servizi effettuati ai clienti, evidentemente piu’ bassi di quelli proposti dalle aziende elvetiche.
Qui di seguito alcuni dettagli di questo fenomeno:
- I prezzi proposti da queste aziende non coprono nemmeno il costo della TTPCP e del carburante, figuriamoci aggiungendo il salario dell’autista, i contributi, l’ammortamento dei mezzi, etc.;
- I trasportatori dell’UE pagano stipendi decisamente inferiori a quelli che le aziende nostrane devono pagare ai loro autisti: un esempio ne sono gli stipendi di 500/800 euro pagati ai camionisti della nuova UE – Paesi dell’Est - (senza considerare il fatto che a molti di questi viene addirittura richiesto il pagamento di un affitto della cabina del camion in quanto essi vivono all’interno della stessa);
- Scarsa sicurezza stradale dovuta alla tipologia di mezzi utilizzati per effettuare i trasporti internazionali: la maggior parte dei mezzi esteri sono obsoleti e tecnologicamente arretrati. Basta leggere i quotidiani per sentire di notizie allarmanti, come ad esempio il recente caso di un camion con targhe bulgare, proveniente dall’Olanda e con alla guida un cittadino macedone, bloccato alla dogana commerciale di Chiasso con a bordo 1800 chili di sostanze pericolose non dichiarate. Una “bomba viaggiante” che ha attraversato tutta la Svizzera, compreso il tunnel del San Gottardo (ove il transito di questa tipologia di merce non è ammesso). O ancora il caso, anch’esso recente, del conducente di un’automobile colpito in pieno volto dal disco di un freno perso da un camion che viaggiava in direzione opposta nella zona di Mesocco;
- Impatti negativi a livello ambientale: nell’ambito dei trasporti internazionali, i tragitti che necessitano il transito attraverso la Svizzera sono quasi interamente su territorio elvetico e la maggior parte dei camion esteri che varcano i confini del nostro paese sono altamente inquinanti. E’ inutile investire enormi capitali per il potenziamento del trasporto delle merci su rotaia o basarsi sulla sola TTPCP per compensare i danni che l’ambiente subisce, perché nel frattempo queste “ciminiere vaganti” ce le ritroviamo sul nostro territorio;
- Scarso rispetto della normativa sull’orario di lavoro degli autisti: le prescrizioni di legge vengono rispettate in egual misura da tutti gli operatori esteri o magari possiamo ipotizzare che molti di questi non si attengano alle regole fissate?
- Autorizzazione all’esercizio della professione: i trasportatori internazionali dovrebbero soddisfare determinati requisiti di affidabilità, capacità finanziaria e capacità professionale. Mi chiedo, nella pratica, chi fa i controlli in questo senso? Vengono fatte delle regolari indagini sulle aziende del settore per verificare il rispetto di tali requisiti?
- Insufficienti garanzie assicurative che vengono stipulate dai singoli trasportatori internazionali ed altri fattori preoccupanti riguardanti manodopera che lavora senza alcun contratto di lavoro;
Detto questo insomma, come puo’ un’azienda svizzera in regola con ogni normativa vigente resistere alla concorrenza spietata di operatori esteri che evidentemente sopportano costi inferiori? E’ palese che in un periodo di stagnazione economica come quello che stiamo vivendo i clienti optino per il prezzo inferiore, ma dovremmo chiederci a quale costo…
Molte aziende svizzere in regola stanno perdendo quote di mercato perché economicamente meno competitive ed il tutto a favore di trasportatori esteri che stanno distruggendo il settore e danneggiando l’ambiente. Esse si vedono quasi costrette a ricorrere a pratiche di “dumping salariale” per abbassare i costi aziendali e recuperare in termini di competitività dei prezzi. E’ notizia di oggi, appunto, che un’ azienda di autotrasporti svizzera, che non ha sottoscritto il contratto collettivo di lavoro, ha assunto autisti frontalieri a stipendi mensili di 2500 Chf. Questa prassi ormai diffusa sta purtroppo portando ad escludere dal mercato del lavoro la manodopera locale senza considerare quale futuro consegneremo ai nostri figli!
Altre aziende, invece, si rivolgono a servizi internet come la “Borsa dei trasporti” con la finalità di gestire prezzi concorrenziali. Come già detto, i prezzi proposti non coprono neanche il costo della tassa traffico pesante ed il carburante! Purtroppo il rovescio della medaglia è che mediante questi servizi web si seleziona il peggio di quanto si possa immaginare in quanto a rispetto delle regole, sicurezza dei mezzi, assicurazioni, rispetto delle ore di lavoro degli autisti e via dicendo. L’utilizzo diffuso di questi strumenti, trascurando le conseguenze che si generano, è stato l’inizio di una catena di eventi negativi per l’intero settore: si stanno ormai azzerando i normali margini di sopravvivenza delle aziende sane.
Le soluzioni da proporre per un mercato dei trasporti che dà lavoro a migliaia di persone, ma che sta soffocando, sono altre. Prima di assistere al fallimento di aziende svizzere, sarebbe opportuno che tali questioni venissero affrontate in maniera approfondita nelle opportune sedi, coinvolgendo le associazioni di settore, gli operatori qualificati fino ad arrivare al Comitato dei Trasporti Terrestri Svizzera-UE e responsabilizzando opportunamente le aziende svizzere sulle responabilità che eventuali scelte possano causare.




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