Più controlli, più vittime: la sicurezza stradale svizzera è da ripensare

Lorenzo Onderka - Simpatizzante di Avanti con Ticino&Lavoro
Nonostante le misure siano tra le più severe d’Europa, gli incidenti mortali aumentano del 34%. È tempo di passare dalla logica della punizione alla cultura della prevenzione.
L’Ufficio prevenzione infortuni (UPI) ha lanciato un allarme: in cinque anni, le vittime della strada in Svizzera sono aumentate del 34%, mentre in Europa sono diminuite del 12%. Un dato preoccupante, che impone non solo nuove misure, ma anche più trasparenza e una riflessione sincera su ciò che non sta funzionando.L’UPI parla di “aumento drammatico”, ma non chiarisce quali categorie di utenti siano coinvolte: automobilisti, motociclisti, ciclisti, pedoni? Giovani o anziani?
Senza questa distinzione, è impossibile capire dove intervenire davvero. La prevenzione non può basarsi su numeri generici: servono dati pubblici e dettagliati, capaci di guidare strategie mirate e non misure “a pioggia”.Mentre in Europa le vittime della strada diminuiscono, la Svizzera registra un peggioramento. Perché? Forse perché altrove si investe maggiormente nella sicurezza delle infrastrutture e in una prevenzione più intelligente? Prima di aggiungere nuove regole, servirebbe un po’ di umiltà: guardare a chi fa meglio e capire perché. Ripetere le stesse misure che non hanno dato risultati non è determinazione: è ostinazione.La Svizzera è tra i Paesi con i controlli stradali più rigidi d’Europa: radar diffusi, limiti severi, multe pesanti e sanzioni per chi guida in modo scorretto. Eppure, le vittime aumentano. Questo mette in discussione l’idea che la sola repressione basti a salvare vite.
È forse tempo di cambiare paradigma: meno punizione, più prevenzione. Non si tratta di essere indulgenti, ma di promuovere una cultura della responsabilità e del rispetto reciproco.La sicurezza non nasce dai divieti, ma dalla consapevolezza. Solo con dati chiari, prevenzione vera e la volontà di imparare da chi ottiene risultati migliori potremo davvero parlare di strade sicure. E perché questo accada, serve un impegno comune: istituzioni, forze dell’ordine, scuole e noi cittadine e cittadini. Siamo tutti parte del problema, ma possiamo — e dobbiamo — essere la soluzione.




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