Lorenzo Onderka, già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro
Da settimane, i presidenti dei partiti di governo e diversi parlamentari dell’area borghese, lamentano che la frammentazione del Gran Consiglio ostacoli il lavoro e rallenti le decisioni. Ma da dove nasce questa frammentazione? Dall’emergere di nuove formazioni politiche, i cosiddetti “partitini”. E perché questi movimenti sono nati? Per il crescente malcontento della popolazione verso decisioni politiche sempre più orientate agli interessi economici e sempre meno al benessere collettivo. Questi nuovi movimenti non sono il problema, ma la conseguenza di una politica che da troppo tempo ignora il disagio di molte persone. Eppure, invece di interrogarsi su queste cause e aprire un dialogo, i partiti di governo scelgono di reagire cercando di limitare la rappresentanza politica.
L’ultima trovata? Proporre una soglia di sbarramento per accedere al Gran Consiglio. Va ricordato, però, che i cosiddetti “partitini” oggi rappresentano il 13-14% degli elettori, e sono in crescita: una fetta importante della popolazione, che merita ascolto e rispetto, non tentativi di marginalizzazione. È preoccupante che si scelga di agire per silenziare queste voci, anziché affrontare le questioni che le hanno fatte emergere. Se volessimo paragonare questa situazione al mondo del lavoro, sembrerebbe di trovarsi di fronte a dirigenti mediocri che, pur di mantenere i propri privilegi, preferiscono reprimere i collaboratori critici invece di cogliere l’occasione per migliorare. Ma di queste figure non abbiamo bisogno. Oggi servono veri leader, capaci di interpretare l’umore della popolazione, riconoscere gli errori e cambiare direzione con coraggio.
Questa leadership, purtroppo, sembra mancare. Ma noi non resteremo in silenzio. Continueremo a farci sentire, mossi dalla convinzione che il dissenso sia una risorsa preziosa per migliorare la nostra società. La nostra speranza si nutre di due forze fondamentali: l’indignazione e il coraggio. Siamo indignati perché il nostro cantone è diventato il fanalino di coda della Svizzera su molti fronti: un mercato del lavoro impoverito, una crescente povertà ignorata, giovani costretti a emigrare e investimenti che tolgono risorse alle fasce più deboli. Siamo indignati nel vedere chi governa agire spesso nell’interesse di pochi, lasciando indietro chi ha più bisogno. Ma accanto all’indignazione, c’è il coraggio. Il coraggio di lottare per un cambiamento, di proporre soluzioni concrete e percorribili senza stravolgere tutto, ma lavorando per una politica più equa e vicina ai cittadini.
Se i partiti di governo vogliono imporre una soglia di sbarramento, abbiano almeno il coraggio di sottoporre questa proposta al giudizio della popolazione. E facciano come per i pacchetti fiscali: colleghino questa misura all’introduzione del sistema maggioritario per l’elezione del Consiglio di Stato, trattando i due temi come un unico oggetto. In una democrazia, è la popolazione a decidere. Noi continueremo a credere in questo principio, a batterci per farlo rispettare e a farci sentire, perché il cambiamento non nasce dal silenzio, ma dall’azione e dal coraggio. Ora sta al Governo farsi sentire, ed Il nostro auspicio è che abbia una giusta visione della democrazie diretta.