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SVIZZERAVestiti e scarpe costano molto di più nonostante il calo dell'inflazione

25.10.22 - 08:47
La Svizzera italiana continua a essere la regione più colpita dai rincari generali
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Vestiti e scarpe costano molto di più nonostante il calo dell'inflazione
La Svizzera italiana continua a essere la regione più colpita dai rincari generali

ZURIGO - Chi ultimamente si è dedicato allo shopping forse se ne sarà accorto: scarpe e vestiti sono diventati notevolmente più costosi. Ma a risultare più cari sono soprattutto i vestiti femminili, seguiti da quelli per i bambini. I più colpiti dal rincaro generale, stando ad un'analisi di Comparis, sono le coppie senza figli sotto i 65 anni, il ceto medio-alto e la Svizzera italiana. Ma andiamo con ordine. 

Secondo l’indice dei prezzi al consumo di Comparis (vedi box), in Svizzera a settembre 2022 i prezzi dei beni di uso quotidiano sono aumentati del 3,8% rispetto al mese precedente. Come termine di paragone, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) mostra un incremento del 3,3%. 

Nuova riduzione dei prezzi per i beni di uso quotidiano

«Anche a settembre l’inflazione percepita è stata nettamente superiore alle previsioni di rincaro dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), recentemente riviste al rialzo al 3%. I massicci aumenti dei premi delle casse malati e dei costi di riscaldamento preoccupano la popolazione svizzera», osserva Michael Kuhn, esperto Comparis in finanze. Ciononostante, il rincaro in Svizzera è più basso rispetto alla zona euro, dove a settembre il tasso di inflazione ha raggiunto il 10%, il più alto mai registrato dall’introduzione dell’euro nel 1999.

Rispetto ad agosto 2022, inoltre, i prezzi nel paniere svizzero sono diminuiti dello 0,5% (IPC -0,2%). Da luglio ad agosto di quest’anno, i costi per i beni di uso quotidiano erano già scesi dello 0,7% (IPC +0,3%).

L’aumento dei prezzi più marcato rispetto al mese precedente

Nonostante la riduzione media dei prezzi, alcuni prodotti sono diventati molto più cari: i prezzi dell’abbigliamento femminile sono cresciuti in modo significativo tra agosto e settembre 2022, con un aumento del 6,2% (mese precedente: +3,1%). «I prezzi dei prodotti dell’industria tessile sono aumentati a causa di prezzi di acquisto più elevati, costi di trasporto maggiorati e catene di approvvigionamento in parte compromesse in Asia», spiega Kuhn. «È interessante notare che i prezzi dell’abbigliamento femminile e maschile hanno un andamento diverso e che le donne devono spendere di più rispetto agli uomini».

Seguono al secondo posto i prezzi degli articoli di abbigliamento per bambini, con un aumento del 5,5% (mese precedente: +4,7%). Al terzo posto troviamo invece i ricambi e gli accessori per auto, con una crescita del 3,5% (mese precedente: -0,1%). Anche i prezzi dell’abbigliamento maschile hanno registrato un rialzo significativo, pari al 3,4% (mese precedente: +3,4%). 

Infine, le scarpe da bambino figurano tra i cinque prodotti che più hanno subito un rincaro, con un incremento del 3,2% (mese precedente: +4,9%). «In generale i prezzi delle scarpe sono saliti rispetto al mese precedente. Tuttavia, sia per gli adulti che per i bambini le scarpe continuano a essere convenienti a lungo termine» commenta Kuhn.

Per la prima volta i prezzi dell’energia per il riscaldamento sono diminuiti 

Per la prima volta dall’introduzione dell’indice dei prezzi al consumo, i prezzi dell’energia per il riscaldamento (gas, olio combustibile, legna da ardere e teleriscaldamento) sono scesi del 2,7% (mese precedente: +2,4%). Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, l’aumento dei prezzi è stato tuttavia del 55% e rispetto a maggio 2000 addirittura del 179%. «I prezzi elevati dell’energia per il riscaldamento, anche ad esempio per il pellet, gravano pesantemente sui portafogli della popolazione svizzera», afferma Kuhn. Infatti, prima dei massicci aumenti dei prezzi nel 2022, le spese per l’energia rappresentavano in media dall’1,4 al 5% delle spese domestiche, a seconda della fonte o della base di calcolo. 

I prezzi dell’elettricità sono rimasti stabili da agosto. Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, i prezzi dell’elettricità sono saliti del 2,4% e da maggio 2000 del 16%. 

Le coppie con meno di 65 anni senza figli rimangono le più colpite dal rincaro dell’ultimo anno

Negli ultimi dodici mesi, il rincaro ha colpito soprattutto le coppie under 65 senza figli, che attualmente percepiscono un tasso di rincaro del 4,1% rispetto all’anno scorso. Tuttavia, il costo della vita a settembre è diminuito dello 0,6% rispetto al mese precedente. Considerando il reddito, il rincaro è stato nettamente più elevato per le coppie con meno di 65 anni senza figli nella fascia di reddito più bassa (4,4%). 

In percentuale, considerando la tipologia di economia domestica, sono quelle monoparentali con figli a percepire meno il rincaro. Con 104,6 punti, l’inflazione percepita negli ultimi 12 mesi da questa categoria di popolazione è stata del 3,5%. Rispetto ad agosto, tuttavia, i costi sono diminuiti dello 0,3%. «Se è vero che le coppie senza figli di solito hanno più denaro a disposizione per vivere in appartamenti più grandi, fare shopping e viaggiare, la situazione è ben diversa per i genitori single. Sentono meno il rincaro perché in ogni caso non possono permettersi i beni e i servizi colpiti dall’aumento dei prezzi», spiega Kuhn.

Tra le diverse fasce di reddito, quella media e la più alta percepiscono un’inflazione del 3%, il rincaro più marcato negli ultimi 12 mesi. Anche in questo caso, tuttavia, il rincaro è diminuito rispetto ad agosto (-0,5%, rispettivamente -0,6%). Per la fascia di reddito più bassa, l'inflazione è stata del 3,7% su base annua (-0,4% rispetto al mese precedente).

Il rincaro più basso per tipologia di economia domestica e fascia di reddito è stato registrato dalle economie domestiche composte da una sola persona di età inferiore ai 65 anni appartenenti alla classe di reddito medio-bassa. Per loro, i prezzi sono aumentati del 3,6%. «Le persone che vivono da sole sono meno colpite dall’aumento dei costi energetici perché vivono in abitazioni di dimensioni in media più ridotte. Inoltre, le persone con un reddito medio-basso consumano meno prodotti e servizi, i cui costi sono notevolmente aumentati», afferma Kuhn.

L’aumento più marcato degli ultimi 22 anni

Da maggio 2000, i prezzi dell’energia per il riscaldamento sono aumentati del 179%, le sigarette costano il 96% in più, i costi dei servizi finanziari sono saliti del 95% e i prezzi degli altri prodotti del tabacco hanno subito un rincaro del 76%. Infine, giornali e riviste costano il 75% in più.

Per quanto riguarda i prodotti che hanno registrato il rincaro maggiore tra agosto e settembre 2022, l’andamento dei prezzi dagli anni 2000 è stato il seguente: i prezzi dell’abbigliamento femminile sono aumentati del 5%, l’abbigliamento per bambini ha subito un rincaro dell’1% e i pezzi di ricambio e gli accessori per auto costano oggi l’1% in meno. I costi dell’abbigliamento maschile sono rimasti stabili a lungo termine e le scarpe per bambini sono diventate più economiche del 19%.

La Svizzera italiana è la regione che soffre di più

La Svizzera italiana continua a essere la regione più colpita dai rincari. Con 105,4 punti, il Ticino ha il livello più alto dell’indice – che corrisponde all’inflazione più alta percepita nel Paese (Svizzera tedesca e Svizzera francese 105,1). Tra settembre 2021 e settembre 2022, i prezzi dei beni di uso quotidiano sono saliti in percentuale del 4,1% in Ticino, un aumento più marcato rispetto alla Svizzera romanda (+3,9%) e alla Svizzera tedesca (+3,8%). 

I prezzi di alcuni beni sono fortemente diminuiti

Anche se sembra che la vita stia diventando più costosa, quest’impressione è in parte fuorviante. Tra maggio 2000 e agosto 2022, infatti, i prezzi di diversi beni di uso quotidiano sono addirittura diminuiti. In particolare, i prezzi dei farmaci sono scesi in media del 43%, e quelli dei supporti di memorizzazione e dei contenuti sono calati del 40%. I piccoli elettrodomestici costano il 36% in meno. I dispositivi elettrici per la cura personale sono diventati più economici del 29% (fino al mese precedente: -28%). Infine, i prezzi del settore delle telecomunicazioni sono diminuiti del 29%. 

Si notano alcune differenze nell’andamento a lungo termine dei prezzi per i beni di uso quotidiano: dal 2000 i prezzi di pane, farina e prodotti a base di cereali sono aumentati di circa il 6% (fino al mese precedente: +5%); frutta, verdura, patate e funghi hanno invece subito un rincaro dell’8%. I prezzi della carne e dei prodotti a base di carne sono aumentati del 19%. 

Gli articoli per l’igiene personale sono invece il 15% più convenienti. Le prestazioni ospedaliere costano il 7% in più e il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 16% (fino al mese precedente: +15%). 

L’indice dei prezzi al consumo di Comparis, pubblicato in collaborazione con il Centro di ricerca congiunturale (KOF) del Politecnico federale di Zurigo (ETH), misura l’inflazione effettivamente percepita dai consumatori. Per il calcolo viene considerato esclusivamente l’andamento dei prezzi dei beni consumati regolarmente dalla popolazione, rimuovendo i fattori di contenimento dell’inflazione come gli affitti o i beni durevoli. 

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COMMENTI
 

falco8 1 anno fa su tio
hahaha, le statistiche sull'inflazione in svizzera sono manipolate all'inverosimile. come il tasso della disoccupazione che prende conto solo gli individui disoccupati registrati.

fama 1 anno fa su tio
Troppi negozietti a fallimento garantito e cravatte economiche ad un sacco di persone. Materiali scadenti a prezzi fuori luogo, cinesate .... modificate. Tanto vale andare all'estero e scremare chi non è della professione.

Donatofiorella 1 anno fa su tio
Basta acquistare in Italia..
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