Dal Mondo
COMO: “Seta, il Novecento a Como”
Una mostra lunga tutto un secolo.
COMO: “Seta, il Novecento a Como”
Una mostra lunga tutto un secolo.
COMO.
“Seta, il Novecento a Como”. Una nuova importante rassegna espositiva dedicata al principale comparto produttivo lariano. Ma questa volta non per conoscere nuove linee e tendenze. Si ripercorrerà, infatti, tutto un secolo (il Novecento, a...
COMO.
“Seta, il Novecento a Como”. Una nuova importante rassegna espositiva dedicata al principale comparto produttivo lariano. Ma questa volta non per conoscere nuove linee e tendenze. Si ripercorrerà, infatti, tutto un secolo (il Novecento, appunto) vissuto all’insegna della grande operosità dell’industria serica comasca che sembra rialzare la capoccia dopo anni di crisi e di “pirlate” tipo la famosa (quanto inutile) “cabina di regia” inventata da lor signori per far vedere che “stiamo facendo qualcosa” anche se poi, in un paio di anni dalla costituzione, i “registi” si sono riuniti tante volte quante ce ne stanno su una mano, forse meno. Al di là delle pagliacciate veniamo a qualcosa di concreto come appunto la rassegna espositiva che aprirà domani i battenti nella prestigiosa Villa Olmo che proprio in questi giorni ha visto ultimati alcuni lavori di ristrutturazione per evitare che qualche tocco (o capitello) finisse sulle capetoste comasche e dei turisti in visita. La mostra è stata fortemente voluta dalla “Fondazione Ratti” e in particolare dal Museo della Fondazione, diretto da Chiara Buss, e la cerimonia inaugurale è prevista in serata con apertura poi al pubblico nella giornata di giovedì. Si tratta di una prima iniziativa di una serie di quattro esposizioni che ripercorreranno la storia della produzione serica comasca nel XX secolo e delle sue grandi industrie: Ratti e Mantero, sicuramente le due aziende tessili comasche di maggior rilevanza tanto che la prima delle quali quotata in Borsa dall’89. C’è poi la Campi specializzata in tessuti operati per cravatte così come anche la Fermo Fossati 1871 assorbita dal Gruppo Ratti circa sei anni fa. A queste se ne possono aggiungere molte altre come la Clerici Tessuto, la Tessitura Stamperia Luigi Verga, la Taroni, la Gianni Binda senza dimenticare che nel Novecento hanno dominato nel Distretto serco lariano aziende quali la Fisac, la Dante Prini o altre ancora travolte dalla crisi degli anni più buoi per questo comparto produttivo. La mostra allestita a Villa Olmo ci offrirà, dunque, un grandissimo spaccato di questa realtà proponendo più di 500 reperti, tutti inediti e documentati sotto il profilo dell’attribuzione e della datazione, sulla scorta di meticolose ricerche svolte nell’arco di un paio di anni attraverso gli archivi delle aziende. Un primo consistente nucleo che illustra un lasso di tempo compreso all’incirca tra il 1860 e il 1960, con qualche sconfinamento nella stretta contemporaneità. Un lavoro non facilissimo anche “perché – spiega Chiara Busi - alcuni importantissimi archivi sono andati distrutti o frantumati, come quelli della Dolara, della Bernasconi o della Edoardo Stucchi; troppo presto perché molte ditte sono ancora attive e non permettono la visione dei loro archivi, preziosi strumenti di lavoro e come tali gelosamente custoditi”. Le indagini condotte per l’occasione da un’équipe di storici della moda, oltre ad avere ulteriormente accreditato il ruolo di artisti quali Guido Ravasi, Manlio Rho, Carla Badiali e altri noti esponenti dell’avanguardia artistica comasca nella prima metà del ‘900, ha individuato altri notevoli protagonisti della scuola di disegno tessile di quegli anni. E’ il caso fra tanti di Gualdo Porro, autore di disegni di grande bellezza che sono stati ritrovati negli archivi Campi, Serica Lombarda e Fisac: chiusa, quest’ultima, nel 1990. Ma saranno soprattutto gli abiti a richiamare l’attenzione del pubblico. Modelli di Armani, Capucci, Galitzine, Etro, Ferré, Pucci, Valentino, Ungaro, Versace e tanti altri noti stilisti che hanno portato nel mondo le sete, le organze stampate, gli chiffon, i taffetas delle aziende comasche, punta di diamante dell’industria della seta in Italia che nel 2000 ha prodotto per un valore pari a oltre 2.300 miliardi di lire. Dunque, tessuti, ma anche abiti realizzati da famosi “couturier” utilizzando le sete lariane, dipinti, fotografie, schizzi che delineano un percorso in sei tappe: dall’Unità d’Italia alla Belle Epoque, dal 1918 al 1929 (considerati gli anni folli della seta), dal 1939 al 1945 (periodo che segna una netta crisi sotto il profilo della creatività), e ancora: i sintomi discreti di una nuova opulenza tra il secondo Dopoguerra e il 1957 (definiti gli anni del miracolo economico anche per l’industria serica); e l’ultimo trentennio del XX secolo.
di Bob Decker
NOTIZIE PIÙ LETTE
ULTIME NOTIZIE DAL MONDO




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!