Eiger: morto a 98 anni primo scalatore parete Nord
OBERSDORF (BAVIERA) - Anderl Heckmair, primo scalatore della parete nord dell'Eiger, è morto a 98 anni all'ospedale di Oberstdorf, in Baviera. Lo ha confermato oggi il comune tedesco. Heckmair aveva acquisito celebrità mondiale nel luglio 1938 quando, con altri tre compagni di cordata, tra i quali Heinrich Harrer poi divenuto famoso per le sue avventure in Tibet, ruscì nell'impresa quasi impossibile di superare i 1800 metri verticali di roccia e ghiaccio della "Nordwand" per porre in vetta (3970 metri) la bandiera della Germania nazista. La via di scalata classica porta ancora oggi il suo nome e rimane estremamente impegnativa.
Nato il 10 ottobre 1906 a Monaco di Baviera, guida alpina di professione, Heckmair era una della personalità di maggiore rilievo dell'alpinimo. Formatosi alla famosa "scuola di Monaco" che diede fortissimi scalatori tra le due guerre mondiali, aveva al suo attivo numerose prime ascensioni e scalate su montagne di tutto il mondo. Nell'anno del suo 85esimo compleanno aveva pubblicato un'autobiografia.
L'ultimo problema delle Alpi: veniva definita così, negli anni Trenta, la scalata lungo la parete nord dell'Eiger, dopo che un po' dappertutto sull'arco alpino le vette più importanti erano state ormai raggiunte da ogni lato. L'Eiger - un quasi 4000 che, con il Mönch e la Jungfrau, forma il fiore all'occhiello delle Alpi bernesi - era stato scalato già diversi decenni prima: l'irlandese Charles Barrington, un alpinista dilettante, ne aveva raggiunto la sommità già nel 1858 accompagnato da una guida di Grindelwald.
Ma prima che si trovasse la soluzione del problema del versante settentrionale otto coraggiosi persero la vita. Le passioni, le tragedie e la voglia di sensazionalismo resero celebre in tutto il mondo la parete, subito soprannominata dai giornalisti "Mordwand", parete assassina. Non mancava neppure il voyeurismo dei turisti, che dalla "Kleine Scheidegg" seguivano l'arrampicata - e a volte la morte - degli alpinisti.
Nel 1935 perirono di freddo Max Sedlmayr e Karl Mehringer, di Monaco di Baviera, per un improvviso cambiamento del tempo quando avevano raggiunto il "Todesbiwak" (bivacco della morte). Le condizioni atmosferiche tutte particolari che si verificano sulla parete nord sono altrettanto famose della parete stessa: è possibile che nella vicinanza della roccia grandini o nevichi mentre nella valle sottostante splende il sole.
Un'altra tragedia si verificò nel 1936, quando una cordata di quattro alpinisti guidata da Andreas Hinterstoisser (che darà poi il nome ad un passagggio sulla parete) raggiunse quota 3250, per poi essere costretta a fare dietro-front. L'Eiger inghiottì le loro vite durante la discesa. Nel 1938, un mese prima del tentativo che ebbe poi successo, due italiani morirono cadendo lungo la parete.
Il 21 luglio 1938 due cordate separate partirono per l'ennesimo tentativo: la prima era costituita dalla coppia tedesca Anderl Heckmair - Ludwig Vörg, la seconda dagli austriaci Heinrich Harrer e Fritz Kasparek. Solo durante la scalata i quattro alpinisti decisero di unire i loro sforzi e vincere la roccia liscia, la caduta di slavine, la neve e il ghiaccio. Il 24 luglio raggiunsero la vetta, una conquista che ebbe eco in tutto il mondo.
"La sensazione che non ha mai smesso di accompagnarmi per il resto della vita" , raccontava Heckmair, "era di procedere tra i segni di quei fallimenti: chiodi, corde, tracce di bivacchi. Lasciati da chi, su quella parete, aveva perso tutto". "Nella mia mente il ricordo del successo però è sempre stato macchiato dalla strumentalizzazione che ne fece la politica", continuava. "In piena epoca nazista la conquista di questa cima da parte di un tedesco venne esaltata come un'impresa possibile solo a un ariano. Ci furono parate, cerimonie, propaganda. Hitler stesso ci conferì medaglie al valore. Molti non ce l'hanno mai perdonata".
Nonostante il miglioramento della tecnica, del materiale e delle possibilità di salvataggio la parete nord continua ad essere estremamente pericolosa. Dal 1938 a oggi vi hanno perso la vita diverse decine di alpinisti. Gli ultimi due - entrambi italiani - il 16 gennaio scorso.




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