La difesa chiede l'assoluzione per il 23enne che avrebbe stuprato una sua amica dopo una serata al carnevale di Bellinzona.
BELLINZONA - «Non c'è stata violenza carnale». È quanto ha sostenuto in aula questo pomeriggio l'avvocato Niccolò Giovanettina, chiedendo l'assoluzione del 23enne accusato di aver violentato sessualmente una sua amica, nel febbraio del 2023, dopo una serata al carnevale di Bellinzona.
La sentenza è attesa per le 16.30.
«Poteva aprire la portiera e andarsene» - «Anche se seguissimo la descrizione dei fatti dell'accusatrice privata, l'atto coercitivo manca totalmente di forza», ha sottolineato Giovanettina. «Non c'è stata predominanza fisica, non c'è stato un uso della forza (se non un imprecisato "uso del peso") e non ci sono state minacce. Tutto questo non è sufficiente per rendere inetta a resistere la vittima, che ha assunto un atteggiamento passivo, respingendo il ragazzo solo a parole e con quello che lei stessa ha definito "uno spintino"».
Dopo il tentativo del bacio, secondo la difesa, «la giovane poteva inoltre aprire la portiera dell'auto e andarsene, ma non lo ha fatto. Si è limitata a dire "no" e ha alzato il tono solo alla fine, quando gli ha detto "basta" e il rapporto è terminato».
«Le lesioni? Lei aveva avuto problemi ginecologici» - Giovanettina ha quindi rimarcato che anche la vittima non è stata sempre coerente nelle sue dichiarazioni. «Non è stata coerente soprattutto per quanto riguarda le lesioni ginecologiche, perché inizialmente aveva detto di non avere mai avuto problemi a livello ginecologico. Problemi, questi, che poi sono invece emersi. Il medico legale, inoltre, ci dice che "tali lesioni non risultano unicamente evocative di una violenza sessuale" e sulle cosce non erano presenti segni che avrebbero potuto indicare una coercizione».
I messaggi di scuse - Per quanto riguarda invece i messaggi di scuse, la difesa ha evidenziato che il giovane stesso, interrogato dalla polizia, ha dichiarato di averli mandati. «Quando è rientrato a casa ha visto il sangue sulle dita e ha pensato che la ragazza avesse il ciclo e che quindi il tutto non fosse stato di suo gradimento. Per questo le ha scritto per scusarsi».
Secondo Giovanettina andrebbe inoltre fatta una riflessione: «Quale persona che ha commesso una violenza carnale, persino premeditata come sostiene la pubblica accusa, tornando a casa decide sostanzialmente di auto accusarsi mandando quei messaggi?», chiede alla Corte.
«Una brutta serata» - L'imputato, per la difesa, è dunque «un ragazzo perbene, tranquillo»: «È stata una brutta serata per tutti e due, qualcosa oggettivamente non ha funzionato, è successo qualcosa che sarebbe meglio non rifare e che ha turbato la psiche dell'accusatrice privata. Ma i presupposti oggettivi del reato non sono dati».
Le repliche dell'accusa - «Dire a posteriori che la vittima avrebbe dovuto urlare e opporsi con forza è fuori luogo», ha replicato la procuratrice pubblica Anna Fumagalli. «Non dimentichiamoci che tra i due c'era un'amicizia di lunghissima data. La vittima non ha ceduto passivamente, ha detto no più e più volte, dunque il messaggio era chiaro. E le lesioni fisiche erano lì da vedere, si parla di lacerazioni».
«Non dimentichiamoci del freezing», ha aggiunto l'avvocato Arturo Garzoni. «Spesso le vittime, davanti al pericolo, restano congelate, e questo è un comportamento tipico di chi subisce una violenza sessuale».