Chiesti tre anni e mezzo di carcere per un 23enne che avrebbe violentato una sua amica, ignorando numerosi "no".
BELLINZONA - Bellinzona, 18 febbraio 2023. Sono circa le 6 del mattino quando un ragazzo e una ragazza, dopo una serata di bagordi al carnevale, si accordano per incontrarsi e fumare una sigaretta. Il tutto, però, sarebbe finito in una violenza sessuale.
Oggi, poco meno di due anni più tardi, il giovane, un 23enne del Bellinzonese, deve rispondere di violenza carnale davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano. La pubblica accusa chiede che venga condannato a tre anni e mezzo di carcere.
«Sono andato lì per fumarmi una sigaretta» - «Prima dei fatti eravamo amici. Ogni tanto ci sentivamo e ci vedevamo, e un paio d'anni prima c'erano stati dei baci e dei toccamenti», dichiara l'imputato. «Quella sera sono andato a carnevale, e a fine serata lei mi ha scritto, così ci siamo trovati sotto casa sua e siamo stati un po' insieme».
«Cosa pensava di fare?», chiede il giudice Amos Pagnamenta. «Sono andato lì per fumarmi una sigaretta. Se poi poteva succedere qualcosa, qualche bacio o altro come ai tempi, bene», replica il 23enne. Il giudice osserva però che a verbale aveva ammesso di essere uscito «"già con l'intenzione di fare qualcosa"».
«Il bacio? Si è spostata, ma poi ha corrisposto» - Una volta giunti sul posto, viene ricostruito, i due giovani si siedono nell'auto di lui per parlare. «Eravamo in macchina, c'era contatto fisico e avevo le mani tra le sue cosce», racconta l'imputato. «Quando lei l'ha baciata il bacio era corrisposto?», chiede Pagnamenta. «Sì, era corrisposto», risponde.
Il giudice, però, vuole vederci chiaro. «In un verbale lei aveva dichiarato che lei girava la testa», insiste. «Sì, inizialmente si è spostata», conviene il giovane, «ho però pensato che si stesse sentendo con qualcun altro e che magari si stava trattenendo per non baciare una persona che non era lui».
Sta di fatto che a questo bacio rifiutato segue prima un rapporto orale e poi un rapporto completo, durato, stando all'imputato, tra i 5 e i 10 minuti.
«Lei ha detto "basta" e io mi sono fermato» - Al ragazzo viene quindi chiesto come mai a un certo punto il rapporto si è interrotto. «Perché lei ha detto "basta, devo andare", e io mi sono fermato. Non stavo provando piacere, quindi avrei smesso comunque», afferma. «Per quale motivo una persona che voleva resistere a un bacio sarebbe poi stata consenziente a un atto completo?», lo incalza il giudice. «Probabilmente si era creata la situazione e si è lasciata andare», sostiene lui.
Il 23enne ammette quindi che dopo il rapporto la vittima se ne è andata via arrabbiata, negando però che vi sia stata una violenza sessuale. «Non so esattamente quel che ha pensato lei, ma può essere che era arrabbiata perché c'era del sangue, ho pensato che avesse il ciclo e forse si era creato dell'imbarazzo».
Messaggi di scuse - Appaiono però decisamente sospetti i messaggi da lui inviati poco dopo: «Oi, ti chiedo scusa. Scusami tanto davvero, scusami tantissimo, ti giuro su mio padre che non era mia intenzione. Spero tu mi dia la possibilità di vederci per parlarne».
Lesioni genitali - Il referto medico ha inoltre rilevato che la vittima ha riportato lesioni genitali, nonché ecchimosi ed escoriazioni tra collo e spalle. «Queste lesioni non sono dovute a me», si è limitato a commentare il 23enne.
La parola passa quindi alla pubblica accusa. «I due ragazzi erano amici d'infanzia e quella sera si erano casualmente incontrati al carnevale», esordisce la procuratrice pubblica Anna Fumagalli. «Rientrato a casa lui, e sottolineo lui, le ha mandato un messaggio proponendo di incontrarsi. Si sono trovati in macchina per parlare, e va detto che questo rifletteva le loro modalità di frequentazione. Hanno quindi chiacchierato fino ad assopirsi».
A un certo punto, però, accade qualcosa: un vicino di casa si avvicina alla macchina per sincerarsi che i due stessero bene e chiede loro di spegnere il motore. La ragazza, in tutta risposta, dice che di lì a poco sarebbe rientrata a casa. «Ed è allora che è avvenuta la violenza», sottolinea Fumagalli, «forse perché l'imputato aveva capito che aveva poco tempo per fare quel che era venuto a fare».
«Non ha mai smesso di dire di no» - La procuratrice sottolinea poi che «la vittima non ha mai smesso di dire di no, ripetendo "fermati", "smettila", "no" e infine "basta", e opponendosi come poteva a livello fisico. L'imputato l'aveva però bloccata con il suo peso e solo all'ennesimo rifiuto si è fermato».
La ragazza, infine, «se ne è andata senza rivolgergli una parola, e ha scritto immediatamente a un'amica riferendo quello che era appena successo».
«La vittima», continua la procuratrice, «si è sempre dimostrata lineare, e ha fornito la stessa versione in ospedale e davanti alla polizia. A rafforzare ulteriormente le sue dichiarazioni sono poi le lesioni genitali su di lei riscontrate e attestate dal medico legale».
«Sta mentendo, e lo sa» - Al contrario, «il racconto dell'imputato è cambiato numerose volte. L'unica cosa che ha sempre sostenuto, mentendo, è che la donna era consenziente, quando lei ha ripetutamente manifestato il suo dissenso».
In conclusione, il 23enne, «non ha fatto altro che soddisfare le proprie pulsioni sessuali, perfettamente consapevole della mancanza di consenso della vittima. Si è dimostrato privo di pentimento e totalmente incurante del prossimo».
«Una vita stravolta» - «La vita della vittima, che allora aveva 21 anni, è stata stravolta da questa violenza», sottolinea infine l'avvocato Arturo Garzoni, rappresentante dell'accusatrice privata. «È stata in inabilità lavorativa per un anno e a lungo in terapia per un disturbo postraumatico da stress». Per questo Garzoni chiede un risarcimento per torto morale pari a 8'000 franchi.