«Non sono una cavia da laboratorio»

Il cinquantaduenne a processo per tentato assassinio ribadisce di rifiutare qualsiasi terapia. Parla la perita psichiatrica
LUGANO - «Ritengo di aver agito correttamente, lo rifarei». Sono le parole del cinquantaduenne a processo per tentato assassinio alle Criminali. L’imputato aveva infilzato con le forbici, durante la sua carcerazione, un infermiere che gli aveva somministrato una cura psichiatrica. Un dinamica, questa, che si era già verificata in precedenti episodi. «Mi oppongo a qualsiasi trattamento e rifiuto qualsiasi contatto con gli psichiatri, non sono una cavia da laboratorio».
Un episodio premeditato - L’episodio, che risale allo scorso 21 luglio, era premeditato. Lo conferma lo stesso imputato davanti alla Corte presieduta dal giudice Mauro Ermani: «Ci ho pensato tutta la notte e non vedevo l’ora di agire». E ribadisce a più riprese che non ne vuole sapere nulla dei prodotti dell’industria farmaceutica, tantomeno di un internamento in una clinica psichiatrica. «Lasciatemi in carcere a vita».
La psichiatra: «Ritiene di essere sano» - Per l’imputato i medici avevano diagnosticato schizofrenia, disturbo dissociale e una sindrome di consumo di stupefacenti. Lo conferma anche la psichiatra Fazia Bernasconi, sentita oggi in aula, che aveva allestito una perizia precedente ai fatti dello scorso luglio (una nuova perizia è stata rifiutata dal cinquantaduenne). «L’imputato ritiene di essere sano, di non aver nessuna necessità di assumere farmaci» spiega la dottoressa. «Non è possibile svolgere una psicoterapia né curare i sintomi». E si parla di importante rischio di recidiva.
Qual è la struttura adatta? - La Corte si china sulla questione della struttura che potrebbe rivelarsi adatta all’internamento dell’imputato, sottolineando che è alla Stampa che si è verificato l’episodio che oggi ha riportato in aula il cinquantaduenne. Il rischio zero non si potrebbe comunque ottenere, sostiene la dottoressa. E per quanto riguarda il trattamento, la psichiatra sottolinea che «una terapia neurolettica va imposta».




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