L'ex parroco: "Il Ticino non svenda i suoi campanili"

È polemica per le antenne Swisscom in cima alla chiesa. Ma nella Svizzera italiana ci sono già due precedenti: ad Ascona e a Sonogno
CUGNASCO – Una valanga di opposizioni singole (ben 118) contro le antenne di telefonia sul campanile di Cugnasco. La proposta avanzata da Swisscom e appesa all’albo comunale fino allo scorso venerdì sta suscitando un vero polverone nel comune locarnese. Come anticipato da Ticinonline nelle scorse settimane, in corso c’è pure una petizione lanciata da alcuni cittadini che si appellano alla presunta pericolosità di simili impianti. Intanto, sono in parecchi a puntare il dito contro il consiglio parrocchiale, ‘reo’ di avere avvallato la richiesta dell’operatore senza consultare i parrocchiani. Sulla questione, sempre più confusa, abbiamo sentito don Luciano Porri, ex parroco di Cugnasco-Gerra. “Non mi va di commentare le scelte nello specifico perché io non sono più il parroco di Cugnasco – premette –. Però una riflessione generale la posso fare. Il campanile è un simbolo. E non può essere svenduto”.
Sonogno e Ascona - Il presidente del consiglio parrocchiale Francesco Bravo, interpellato da Ticinonline, era stato chiaro: “Noi abbiamo ricevuto una domanda da Swisscom e l’abbiamo esaminata. Come sempre in questi casi c’è chi è favorevole e chi è contrario”. D’altra parte in Ticino ci sono già due campanili affittati a operatori di telefonia. Lo conferma il portavoce di Swisscom Mauro Regusci. “Sì, quello di Sonogno è stato affittato a Swisscom, mentre quello di Ascona a Orange. In Svizzera interna invece i campanili affittati ai tre principali operatori sono a centinaia. Perché in Ticino sono così pochi? Beh, in alcuni casi non è stato possibile procedere per questioni tecniche, in altri invece il campanile era tutelato come bene culturale. Globalmente in Ticino forse c’è una sensibilità maggiore, si riflette di più sull’eventualità o meno di usare un campanile per piazzare delle antenne telefoniche”.
Minareti - Ed è proprio su questo aspetto che insiste Don Porri. La sua è un’analisi che parte da lontano: “Qualche anno fa in Svizzera si è votato sui minareti. Il popolo elvetico non li ha voluti, perché rappresentano un simbolo della cultura islamica. Allo stesso modo però il campanile è un simbolo della tradizione cattolica. E quindi dovrebbe meritare la stessa considerazione. Come mai ora sono gli stessi cattolici svizzeri a svalutare in questo modo i propri simboli?”
Assemblea straordinaria - Per Don Porri in questi casi occorrerebbe agire in modo standard. “Prima di avvallare certe richieste, occorrerebbe informarsi bene sulle possibili conseguenze per la salute delle persone, affidando lo studio a un ente imparziale. Fatto ciò, bisognerebbe comunque coinvolgere tutta la popolazione, indicendo un’assemblea parrocchiale straordinaria. In ogni caso i criteri per accettare o meno una simile proposta non devono essere economici. Altrimenti, di questo passo, si arriverà ad affittare il campanile a chiunque. Anche a chi vorrà esporre un manifesto pubblicitario”.
Il mistero dei 100.000 franchi - Regusci a tal proposito afferma: “Attenzione, in alcuni casi i campanili sono già utilizzati per piazzare ad esempio le sirene della protezione civile. Non è tutto tabù. Non dimentichiamo che nel caso di Swisscom si attuerebbe una soluzione elegante e le antenne non sarebbero nemmeno visibili”. Chiusura sulla questione economica. A Cugnasco-Gerra qualcuno sussurra che il consiglio parrocchiale, affittando il campanile, incasserebbe 100.000 franchi. Regusci chiarisce: “Se considerassimo una cifra del genere, andrebbe pensata come diluita sull’arco di 15-20 anni. Alla fine l’affitto verrebbe a costare attorno ai cinquecento franchi al mese, al pari di quello di un monolocale”.
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