È morto Febo Conti, voce storica de "La costa dei barbari" in RSI

Aveva 86 anni. Voce della trasmissione più longeva della radio
MILANO - Lutto nel mondo dello spettacolo. È morto all'età di 86 anni Febo Conti, conduttore televisivo storico, legato alla TV dei ragazzi degli anni ’60. "Chissà chi lo sa", la trasmissione del sabato pomeriggio del 1961, in onda su Rai1 alle ore 17:45, lo rese un volto amico per i ragazzi italiani accompagnandoli per 13 anni consecutivi, fino al 1974. Il telequiz che prevedeva la sfida tra alunni delle scuole medie e metteva in palio una enciclopedia fu la trasmissione che lo rese un volto noto. "Ci arrivavano 20.000 richieste all’anno. Allora non c’erano playstation e computer, la creatività e l’immaginazione erano in eterna gara per, un pugno di quattro libri. E che ospiti: Mina, Gianni Morandi, Adriano Celentano che cantò per la prima vola Azzurro, Rita Pavone, Ugo Tognazzi, Giorgio Strehler, Lucio Battisti, Indro Montanelli, Salvatore Quasimodo, il poeta premio Nobel…" ha raccontato in una delle sue interviste.
La sua attività spaziò tra televisione, radio e teatro. In radio a partire dal 1945, per la radio della Svizzera italiana, dove per tanti anni ha condotto la mitica "La costa dei barbari", la più longeva trasmissione radiofonica della RSI, il cui obiettivo era di migliorare la conoscenza della lingua italiana nel Ticino. "Per gli svizzeri la parola è ancora una stretta di mano, vale ancora come “nero su bianco” nei rapporti professionali" aveva dichiarato una volta, aggiungendo "la costa dei barbari è un programma didattico, come nel mio stile, gli svizzeri imparano tre lingue (italiano, francese e tedesco) ma non ne parlano bene nemmeno una, ecco l’utilità della trasmissione".
In TV, per la televisione italiana, con una lunga pausa dal 1974 al 1998, ritorna nella trasmissione "Ci vediamo in tivù" di Paolo Limiti e ospite nel 2001 in "Novecento" condotto da Pippo Baudo. Nel cinema, una sola interpretazione, "Per le vie della città", pellicola per ragazzi, regia di Luigi Giachino, nel 1956; e una apparizione in "La banca di Monate", regia di Francesco Massaro, del 1975. Il personaggio Ridolini, ispirato al comico Larry Semon, lo fece divenire noto come il “Ridolini italiano”.




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