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Dal mare d'Irlanda emerge una speranza contro i tumori del sangue

Scienziati dello IOR di Bellinzona e dell'Università di Galway hanno identificato una molecola capace di bloccare la crescita delle cellule cancerogene.
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Fonte IOR
Dal mare d'Irlanda emerge una speranza contro i tumori del sangue
Scienziati dello IOR di Bellinzona e dell'Università di Galway hanno identificato una molecola capace di bloccare la crescita delle cellule cancerogene.

BELLINZONA - Dalla profondità dei mari che costeggiano l'Irlanda emerge una nuova speranza contro i tumori del sangue.

I ricercatori dell'Istituto Oncologico di Ricerca (IOR) di Bellinzona e dell'Università di Galway (Irlanda) hanno infatti identificato un nuovo composto naturale proveniente da un organismo marino raccolto lungo le coste irlandesi — una lumaca di mare chiamata Antiopella cristata — capace di bloccare la crescita delle cellule tumorali di una forma aggressiva di linfoma, senza danneggiare le cellule sane. «Questa molecola - precisano i ricercatori - mostra un potenziale promettente per lo sviluppo di futuri trattamenti contro i tumori del sangue più difficili da curare».

Lo studio irlando-ticinese conferma inoltre l’importanza della biodiversità marina come fonte di nuovi farmaci. «Gli organismi marini hanno sviluppato sostanze chimiche uniche nel corso di milioni di anni come parte delle loro strategie di sopravvivenza», precisa il co-responsabile dello studio Olivier P. Thomas, professore all'Università di Galway. «Queste molecole possono offrire nuove opportunità per la medicina, soprattutto laddove i trattamenti attuali non sono sufficienti».

Gli fa eco il professor Francesco Bertoni, vice-direttore dello IOR. «La scoperta di questo nuovo analogo della briostatina rappresenta un passo incoraggiante. Non significa che abbiamo già un nuovo farmaco, ma apre la strada a ulteriori ricerche su trattamenti per i linfomi aggressivi».

Il Dottor Filippo Spriano, ricercatore post-dottorato a Bellinzona e primo coautore dello studio, ha da parte sua sottolineato che «questo studio dimostra come la collaborazione internazionale tra istituti di ricerca possa accelerare la scoperta di molecole promettenti».

La ricerca, pubblicata sulla rivista ChemBioChem, è disponibile cliccando qui.

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