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Luce verde al Consuntivo 2024

Arrivato il via libera dall'aula
Ti-Press (archivio)
Luce verde al Consuntivo 2024
Arrivato il via libera dall'aula

BELLINZONA - Alla fine, dopo il consueto dibattito fiume (cominciato ieri), il Consuntivo 2024 ha superato la prova del Parlamento. Approvato, infatti, con 40 voti favorevoli (29 i contrari) il decreto legislativo annesso al messaggio governativo. Ha tenuto, quindi, l’alleanza fra Centro e PLR (il Consuntivo ha potuto contare anche sui voti di Verdi Liberali, Avanti con Ticino & Lavoro ed Helvethica). La Lega aveva annunciato l’astensione. Bocciature da parte di PS e UDC, che hanno firmato due rapporti di minoranza, e di Più Donne, Verdi, MPS e Partito comunista.

I conti, lo ricordiamo, si sono chiusi meno peggio del preventivato - 71,8 milioni di perdita a bilancio contro i 130 previsti - con il Consiglio di Stato che però ha sempre predicato «prudenza» per una situazione finanziaria che resta «difficile e fragile», prevedendo «ulteriori misure di rientro finanziario in quanto il disequilibrio attuale non è sostenibile».

Le polemiche - L'arrocco in salsa leghista ha alzato sin da ieri le temperature di quest'ultima sessione parlamentare prima delle vacanze estive. La discussione (libera) è poi andata a toccare i singoli dipartimenti. Per quanto riguarda quello delle Istituzioni, particolarmente duro è stato l’intervento di Natalia Ferrara (PLR) che, a titolo personale, ha precisato come «quest'aula senta non solo sfiducia o incompetenza, ma molto di più. Non so cosa deciderà il Consiglio di Stato, mi piacerebbe che qualcuno chiedesse ai magistrati se meritino la chance di avere qualcun altro alla conduzione di questo dipartimento. Io penso di sì».

E ancora: «Almeno oggi mi sarei aspettata da Gobbi una risposta al perché, in così tanti anni, non è stato in grado di fare una cosa buona per la giustizia». In precedenza, il consigliere di Stato leghista aveva risposto alle critiche sottolineando che «come al solito non ci sono state domande puntuali sul consuntivo». In ogni caso, è arrivata la luce verde al rendiconto con 36 voti favorevoli (26 i contrari e 20 gli astenuti).

Snellire gli iter burocratici - Poi è stata la volta del DECS. Sono state parecchie le domande: Amalia Mirante (Avanti con Ticino e Lavoro) ha richiesto una «vera e propria spending review», poiché, «il dipartimento supera sempre le previsioni di spesa, utilizzando le stesse motivazioni». La consigliera di Stato Marina Carobbio ha sottolineato la necessità di snellire gli iter burocratici: «Arriveranno delle risposte in quest’ambito. Servono previsioni di spesa più solide? È un argomento che sta a cuore anche a noi». Il rendiconto è stato approvato con 54 voti favorevoli (15 i contrari, 13 gli astenuti).

Zali: «Difficile trovare un consigliere più "verde" di me» - Per quanto riguarda il DT, il consigliere di Stato Claudio Zali ha risposto a Matteo Buzzi (Verdi) sottolineando come «difficilmente si troverà un consigliere di Stato più verde di me senza vestire la giacca dei Verdi. Mi sembra chiaro che vive in un mondo ideale in cui le piacerebbe avere cinque consiglieri dei Verdi e mezzi finanziari illimitati. Ma questo mondo è difficile che si verifichi. Cerchiamo di fare il possibile, anche se non è mai abbastanza». Secondo il parlamentare ecologista, «nel DT sembra soffiare aria di smobilitazione. Il direttore preferirebbe infatti andarsene al DI. Vien da chiedersi se il cambio di dipartimento sia pensato per nascondere lacune o per cancellare alcuni arroganti segnali di ostilità verso il Parlamento». Alla fine, il rendiconto è passato con 43 voti favorevoli (7 i contrari e 28 gli astenuti).

Contigui al «mercato del lavoro lombardo» - Per quanto riguarda il DFE, il consigliere di Stato Christian Vitta, nel rispondere a Yannick Demaria (PS), ha precisato come, «per analizzare il mercato del lavoro ticinese», serva «considerare la nostra particolare collocazione geografica. A livello funzionale, facciamo parte del mercato del lavoro lombardo. Sia per gli aspetti culturali, linguistici e di vicinanza. Dobbiamo quindi pensare a un'area che in 60 chilometri di distanza dal Ticino ha quasi la popolazione della Svizzera. Questo condiziona molto il nostro mercato del lavoro».


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