Se piove sul Ceresio piove anche sul Lario. Cosa fare, secondo HotellerieSuisse, per colmare il divario.
BELLINZONA - Gira e rigira si torna sempre lì: il sole (o meglio la pioggia). Già perché ormai la dipendenza del turismo ticinese dalla meteo ha raggiunto forse il limite. Lo confermano i dati negativi del 2024, in controtendenza con il trend nazionale, snocciolati ieri durante l'Assemblea generale di HotellerieSuisse Ticino dalla presidente Sonja Frey.
Cosa succede a Como con la pioggia? - Eppure a pochi chilometri dalla frontiera con l'Italia, un'altra città vive una situazione completamente diversa. Anche con il maltempo (e se piove sul Ceresio piove anche sul Lario) i turisti a Como non mancano mai. «I motivi sono diversi. L'immagine di Como per esempio è molto legata ad alcune figure di rilievo internazionale (George Clooney su tutti). Ma soprattutto Como può disporre di un'offerta molto più vasta del Ticino».
Il sostegno della politica - E qui una stoccatina va alla politica. «Durante i weekend, la sera, oppure per le ferie di Pasqua, i negozi, i ristoranti sono aperti. Qui da noi invece sono sempre chiusi. Questa differenza influenza molto l'esperienza del turista».
Un passo avanti - «Il nostro obiettivo è far sentire la voce del settore e sottolineare il valore strategico per il cantone. Serve il sostegno della politica e delle organizzazioni turistiche per garantire servizi di qualità e mantenere operativi gli alberghi tutto l'anno».
Le aperture dei negozi - Qualche timido passo avanti è stato però fatto. «L'anno scorso ad Ascona abbiamo assistito ad aperture più prolungate». Il tasto dolente, però, riguarda la sera. «Il turista normalmente svolge le attività durante il giorno, va in montagna, al lago, e poi la sera vorrebbe approfittare delle vacanze per fare un po' di shopping. «Per quanto riguarda la bellezza naturalistica, non abbiamo niente da invidiare. Il costo degli alberghi è simile, non ci sono grandi differenze», continua Frey.
Uno sguardo verso il mercato estero - La grande differenza però non è causata solamente dalle chiusure di negozi e ristoranti. Un dato emerge su tutti: Il 62% dei turisti che giungono in Ticino proviene dalla Svizzera. Un volume di mercato da sempre essenziale, ma anche il più "inaffidabile". «Quello svizzero è il mercato principale, ma in caso di brutto tempo sono i primi che cancellano», ha precisato Massimo Perucchi, presidente di HotellerieSuisse per il Sopraceneri. «Le cancellazioni dei turisti che provengono da lontano sono meno frequenti. Spesso sono già in viaggio oppure hanno già prenotato il volo».
Coinvolgere Ticino Turismo - «Stiamo cercando di coinvolgere Ticino Turismo spostando i capitali destinati al marketing svizzero verso l'estero». L'idea secondo Perucchi è che le organizzazioni turistiche ticinesi riprendano il lavoro nazionale di Ticino Turismo per permetterle di dedicarsi al mercato estero. «Per ora siamo riusciti a spostare mezzo milione di franchi per il marketing internazionale. Per conquistare un nuovo mercato però ci vuole molto di più».