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Ospedali e cliniche: così cambieranno con la nuova ondata

CANTONEOspedali e cliniche: così cambieranno con la nuova ondata

14.12.21 - 06:00
Ecco le nuove disposizioni che il Governo ticinese approverà questo mercoledì
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Ospedali e cliniche: così cambieranno con la nuova ondata
Ecco le nuove disposizioni che il Governo ticinese approverà questo mercoledì
È allarme contagi e la struttura sanitaria si sta riorganizzando

BELLINZONA - "Crisi". "Preoccupante evoluzione negativa". Si usino tutti gli eufemismi possibili, fatto è che anche in Ticino il quadro epidemiologico sul fronte Covid sta facendo scattare un ulteriore allarme. Domani, mercoledì 15, il Governo approverà una "risoluzione" volta a preparare adeguatamente il sistema sanitario cantonale. Fra le nuove disposizioni – che Tio è in grado di anticipare nel dettaglio e che sono state inviate negli scorsi giorni ai vari istituti sanitari – anche l’eventualità del blocco graduale dell’attività chirurgica non di urgenza. "In tutti gli istituti ospedalieri in cui viene praticata”. Detto diversamente, per quanto riguarda le misure di prevenzione e cura, si sta ripetendo quel che si era verificato con le prime ondate pandemiche. E benché si tratti solo di uno scenario, non mancano le preoccupazioni per le possibili pesanti conseguenze. Ci sono voluti mesi per recuperare gli interventi rinviati durante i primi mesi dell’emergenza. Ciò potrebbe nuovamente accadere, con tutto ciò che ne deriverà per il carico di lavoro del personale sanitario. Già provato da quasi due anni di emergenza.

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È allarme più che allerta - Alla "risoluzione" che sarà approvata dal Consiglio di Stato mercoledì prossimo si è arrivati in seguito alle analisi del ‘Gruppo di pilotaggio’ che da tempo controlla l’andamento dei contagi. Si tratta di un team di esperti del Dipartimento della Sanità, dell’Ente ospedaliero cantonale, del settore sanitario privato e con la presenza del Medico cantonale).

Il Governo ha accolto i suggerimenti del Gruppo alla luce della preoccupante evoluzione della pandemia e sorretto dalle disposizioni federali che autorizzano i cantoni a "vietare o limitare esami o trattamenti non urgenti dal punto di vista medico". L’allarme, quindi più che una semplice allerta, è stato dato – così spiega nella sua ordinanza il governo – dopo aver “rilevato che i nuovi casi giornalieri risultano in costante crescita nelle ultime settimane, a seguito in particolare della diffusione della variante Delta”.

Sì, nella "risoluzione" si parla solo e soltanto della Delta, non della Omicron che in Svizzera non ha ancora raggiunto il 5 per cento dei casi registrati. Altrove, come in Gran Bretagna, dove il tasso di positività supera il 30 per cento, la Omicron è stata definita in queste ore una vera e propria "marea". Forse non tarderà ad arrivare anche in Svizzera.

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Rischio collasso - Secondo quanto affermato nella premessa della nuova "risoluzione governativa" il “tasso di adesione alla campagna di vaccinazione è buono ma non sufficiente”. Talmente "non sufficiente" che i dati nazionali dei contagi oggi sono da semaforo rosso. In Svizzera il tasso di positività ha superato il 15 per cento. Mentre in Germania e in Francia è di circa la metà e in Italia è del 4 per cento.

Gli ospedali rischiano ancora una volta il "collasso". Considerato l’arrivo della stagione invernale e, lo ricorda anche il Governo, la “parziale perdita di efficacia dei vaccini con il trascorrere dei mesi”. Nell’ultimo mese in Ticino le ospedalizzazioni nei reparti sono passate da una dozzina a un centinaio, di cui tredici, il dato era del 9 dicembre (ed è quello citato dal Governo) in cure intensive.

Futuri potenziamenti - E allora… Una diversa organizzazione di letti acuti, post acuti e di riabilitazione dedicati ai pazienti Covid oggi si impone. Non solo. La "risoluzione governativa" prevede anche alcuni potenziamenti. Nell’ambito di questi scenari è stata inserita una clausola che, come per le prime ondate, potrebbe provocare conseguenze di lungo periodo al sistema sanitario cantonale. Si tratta del punto 6 della "risoluzione". Così si legge…

“A partire da un effettivo di 140 pazienti ricoverati nei reparti di degenza o di 32 pazienti ricoverati in terapia intensiva e di una perdurante tendenza alla crescita di contagi e ricoveri, contestualmente alla necessità di reperire personale specialistico, potrà essere imposta una limitazione ponderata e proporzionale dell’attività chirurgica elettiva in tutti gli istituti ospedalieri in cui viene praticata, con il rinvio di interventi non urgenti o procrastinabili senza svantaggi per il paziente che vadano oltre lievi disturbi e inconvenienti fisici e psichici”.

È il passaggio citato qui sopra quello più importante contenuto nelle quattro pagine della nuova "risoluzione". Un’eventualità che si spera non si verifichi nelle prossime settimane. Ma si tratta, comunque, di uno scenario possibile dati i numeri dell’evoluzione pandemica. Nel canton Vaud, ad esempio, è stato dichiarato lo “stato di crisi” e in alcune strutture sanitarie le sale operatorie sono state chiuse.

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Vari scenari - La possibilità di limitare gradualmente le attività non urgenti segue altre fasi che la "risoluzione governativa" prende in considerazione, tratteggiando vari scenari che da qui alle prossime settimane potrebbero verificarsi. E allora…

A differenza delle prime ondate, per ora tutti gli ospedali regionali dell’Ente ospedaliero e la Clinica Luganese Moncucco possono ospitare pazienti Covid. Nella primavera del 2020 non fu così. I centri Covid erano due: l’ospedale La Carità di Locarno e la Moncucco di Lugano.

Le cose si stanno velocemente aggravando e l’attuale organizzazione “potrebbe rapidamente risultare insufficiente soprattutto a livello delle singole regioni”. La rete di presa a carico dei pazienti Covid attuale si fonda sull’ipotesi di raggiungere fino al 40 per cento del numero massimo di pazienti degenti durante la prima ondata (erano 415), vale a dire sino a 167 pazienti ricoverati contemporaneamente.

L’obiettivo è quello di ampliare il dispositivo attuale di un ulteriore 50 per cento, fino quindi a raggiungere 250 letti destinati a pazienti Covid. E tutto ciò, il Governo lo sottolinea già nelle premesse della "risoluzione", “comporta un’inevitabile riduzione dell’attività chirurgica elettiva”, cioè non urgente.

Maggiori costi, minori incassi - Quasi a voler mettere le mani avanti e memore delle polemiche del passato, il governo nella "risoluzione" ricorda che “i costi supplementari alle trasformazioni” necessarie e richieste ai vari istituti (vedi box qui sotto) “saranno riconosciuti dal Cantone”. Mentre “il finanziamento dei mancanti introiti dovrà essere proposto al Gran consiglio con un apposito messaggio”. Entrambe le voci, maggiori costi e minori introiti, “saranno valutate una volta in possesso dei consuntivi definitivi 2021”. Ed è esattamente ciò che è accaduto, con una sequela di polemiche, la scorsa primavera.

Le possibili fasi dell'emergenza
L’evoluzione dei contagi impone al Dipartimento della Sanità e della socialità - a cui si rifanno sia le strutture pubbliche sia le private - diverse fasi di organizzazione. Ecco allora che in un primo tempo ai pazienti Covid vengono dedicati:

- nei reparti di degenza di Medicina interna del settore somatico acuto fino a 112 letti, di cui 88 nei quattro ospedali regionali dell’Ente e 24 nella Clinica Luganese Moncucco;
- nei servizi cure intense sino a 27 letti, di cui 21 nei quattro ospedali dell’Ente e 6 nella Moncucco.

Il Governo, tratteggiando i vari scenari, ha deciso che già i questa fase, “per diminuire la pressione sugli ospedali acuti e garantire nella misura del possibile anche l’attività non urgente ordinaria”, vengano adottati altri provvedimenti. E cioè:

- il reparto di Medicina interna dell’ospedale regionale di Bellinzona, sede di Faido, è destinato ai pazienti Covid in post cura, sino a 15 letti, con la parziale chiusura della clinica di riabilitazione dell’Eoc, sempre la sede di Faido, così da trasferire il personale curante nel reparto di Medicina;
- la clinica di riabilitazione dell’Ente di Novaggio e il centro di riabilitazione Hildebrand di Brissago predispongono progressivamente 8 letti ciascuno per i pazienti i riabilitazione post Covid;
- La casa per anziani di Castelrotto trasforma progressivamente 15 letti del reparto cure acute in reparto acuto per ospitare pazienti Covid in post cura.

La seconda fase - A questo punto gli scenari prevedono una seconda fase. Eccola.

- “A partire da un tasso di occupazione del 50 per cento a livello regionale dei letti dedicati ai pazienti Covid nei reparti di degenza, il dispositivo viene ampliato con un aumento della disponibilità in Medicina interna sino a 173 letti. Di cui 133 nei quattro ospedali dell’Ente e 40 alla Moncucco”.
- “Per quanto riguarda i reparti di cure intensive “a partire da un tasso di occupazione del 50 per cento a livello regionale dei letti dedicati ai pazienti Covid, il dispositivo viene ampliato con un aumento della disponibilità fino a 41 letti, di cui 32 negli ospedali dell’Ente e 9 nella Moncucco”.

Specialità da spostare - A questo punto la "risoluzione governativa" introduce altre possibilità che nel corso delle prime ondate hanno sollevato discussioni e polemiche. E cioè…

“Per potenziare il dispositivo dedicato ai pazienti Covid, oltre a dover ridurre l’attività elettiva e a valutare la possibilità di ricoverare i pazienti fuori dalla regione di domicilio, l’Ente ospedaliero può sottoporre alla Divisione della salute pubblica altre misure”. Di che si tratta? Ecco l’elenco contenuto nella "risoluzione": lo spostamento di mandati pianificatori (cioè specializzazioni sanitarie); la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale italiano; la chiusura dei centri di primo soccorso di Acquarossa e di Faido; la chiusura del reparto Rami (reparto acuto di minor intensità) dell’ospedale di Locarno; la chiusura della pediatria all’ospedale di Mendrisio e la chiusura dei reparti di ostetricia a Mendrisio e a Locarno.

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