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LUGANO

Gli esclusi rinascono grazie a un hotel particolare

Il Bigatt, con albergo e ristorante incastonati nella cornice del Morchino, offre un'opportunità a chi non trova lavoro
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Gli esclusi rinascono grazie a un hotel particolare
Il Bigatt, con albergo e ristorante incastonati nella cornice del Morchino, offre un'opportunità a chi non trova lavoro
È il progetto più importante attuato dalla Cooperativa area con l'aiuto di Fondazioni, Cantone e Comuni. I partecipanti al reinserimento vengono affiancati da professionisti. La direttrice Donatella Zappa: «Il Covid ha reso incerta la partenza. Ma ora tutto sta funzionando benissimo»
LUGANO - La sfida è quella di far ripartire le persone in bellezza. Perché il luogo è magnifico. Ai piedi del Monte San Salvatore, con vista sul golfo di Lugano e attorno quasi un ettaro di natura, tra prati, orti, vigne, uliveto...

LUGANO - La sfida è quella di far ripartire le persone in bellezza. Perché il luogo è magnifico. Ai piedi del Monte San Salvatore, con vista sul golfo di Lugano e attorno quasi un ettaro di natura, tra prati, orti, vigne, uliveto e bosco. Qui da alcune settimane, nonostante una partenza frenata dalla morsa del Covid, è diventato realtà il progetto “Bigatt”, imperniato su un albergo e un ristorante di qualità inseriti nella rinnovata e storica masseria del Morchino. 

La particolarità è che si tratta di un’impresa sociale. A promuoverla, con il sostegno della Fondazione Crepaz Antonietti proprietaria dell’immobile, è la Cooperativa area che in questa idea ha investito quasi otto anni di lavoro. L’anima del “Bigatt” fa coesistere - in una dimensione no profit - lo spirito imprenditoriale e il sostegno all’inserimento degli esclusi dal mondo del lavoro. 

«L’idea ha preso forma da questa dimora storica, conosciuta da tutti come il Morchino, che stava andando in rovina - spiega Donatella Zappa, direttrice della Cooperativa area che da 30 anni è attiva nel reinserimento delle persone attraverso piccole imprese -. Sull’immobile c’era un vincolo d’uso per scopi sociali e sanitari. La Fondazione ci ha contattati e ha mostrato subito entusiasmo per il nostro progetto». Uno degli ostacoli principali, l’importante investimento per la ristrutturazione e il restauro della proprietà, è stato superato grazie al coinvolgimento di un’altra Fondazione, pure ticinese. Un significativo sostegno al “Bigatt” arriva anche dal Cantone, che riconosce il finanziamento dei coach e consulenti coinvolti nella formazione e nel sostegno all’inserimento dei lavoratori esclusi dal mondo del lavoro. Inoltre anche i Comuni di Lugano e Paradiso hanno fornito un contributo finanziario nella fase d'avvio. 

«Il funzionamento a pieno regime di albergo e ristorante prevede - continua Zappa - una ventina di professionisti affiancati da altrettanti partecipanti al reinserimento». Per ora sono una dozzina, tre in cucina, due ai piani dell’albergo, cinque negli orti bio-dinamici e due in sala. Uno di loro, Rino descrive con entusiasmo la sua attività in sala: «Senza questo aiuto sarebbe stato impossibile trovare oggi impiego. Qui c’è un bell’ambiente di lavoro, mi trovo bene. Sto cercando di migliorare e imparare ogni giorno di più».

La scommessa, continua Zappa, è far sì che l’impresa riesca a pagarsi tutte le spese. I meccanismi sono quelli dell’economia privata. La bellezza di questo progetto no profit è che noi diamo lavoro oggi a persone finite all’ultimo posto della società... in un luogo pieno di bellezza e positività. L’obiettivo è rimettere in sella le persone» sottolinea Zappa.

L’avvio, nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, è molto promettente: «Siamo aperti da un mese. Dovevamo partire il 1. aprile, ma è stato un inizio con lavoro ridotto e tanta incertezza per il futuro. Ora sta funzionando benissimo. Il ristorante, con la sua cucina di alta qualità fatta di prodotti solo locali e in parte coltivati nei nostri orti, è sempre pieno e nell’albergo c’è una buona affluenza». 

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