Al mondo sono 56 gli Stati ad aver adottato misure volte a vietare punizioni corporali a scopo educativo nei confronti dei bambini. In Svizzera, invece, è ancora tutto fermo
BELLINZONA - In Svizzera non esiste ancora una legge che proibisca le punizioni corporali nei confronti dei bambini. Lo ricorda la Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'Infanzia (Aspi) che, alla luce di una modifica di legge adottata in Francia per vietare la violenza educativa ordinaria sui bambini (sculaccioni, schiaffi, orecchie e capelli tirati, strattoni, ma anche umiliazioni, insulti e derisioni), osserva come da questo punto di vista in Svizzera sia ancora tutto fermo. La Confederazione, insieme all'Italia, rientrano infatti in quel ristretto gruppo di Paesi in Europa che non hanno ancora adottato leggi volte a proibire punizioni fisiche sui bambini.
Un tema, quello della violenza educativa sui minori, che divide particolarmente i genitori. Se da una parte c'è chi sostiene che non vi sia nulla di male nell'utilizzo di maniere forti a scopo educativo, dall'altra non mancano genitori che condannano categoricamente queste pratiche. La questione è recentemente tornata d’attualità sui media e sui social della Svizzera Italiana, a seguito della vicenda delle sberle - riportata da Ticinonline - che ha visto protagonisti degli adolescenti e una signora al Parco Ciani, a Lugano. L’Aspi sottolinea l’importanza di «un’educazione rispettosa, empatica e basata sulla relazione con il bambino», ricordando poi «l’inefficacia e gli effetti dannosi dell’uso di punizioni corporali nell'educazione dei figli» ed esortando quindi la Svizzera ad agire in tal senso per «promuovere l’inserimento di un articolo di legge che vieti tali pratiche».