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GORDOLAAncora 5 anni alla Compodino: «Serve una rivoluzione?»

11.01.19 - 10:03
Un cittadino patrizio di Gordola si lamenta in merito alla decisione della commissione speciale per la pianificazione del territorio che non prevede alcun nuovo impianto per il Locarnese
TiPress
Ancora 5 anni alla Compodino: «Serve una rivoluzione?»
Un cittadino patrizio di Gordola si lamenta in merito alla decisione della commissione speciale per la pianificazione del territorio che non prevede alcun nuovo impianto per il Locarnese

GORDOLA - Un nuovo impianto per lo smaltimento dei rifiuti nel Locarnese non è necessario. È la conclusione a cui è giunta - come riferisce La Regione - la commissione speciale per la pianificazione del territorio, chiamata a esprimersi sul Piano di utilizzazione cantonale del Parco del Piano di Magadino.

Al Piazzante, dunque, non sorgerà alcun nuovo impianto. Il Governo viene invitato a trovare una soluzione alternativa, mentre l’attività della Compodino Sa si ritiene debba cessare «entro e non oltre 5 anni con una dismissione graduale dell’attività e la conseguente bonifica dell’area».

Una decisione che farà arrabbiare molti, considerato che - oltre alle puzze - sono trent’anni che l’impianto di compostaggio opera senza licenza edilizia in zona agricola e non industriale.

Tra “gli indignati” Oswaldo Codiga, scrittore cittadino patrizio di Gordola, che si è rivolto con una lettera ad alcuni politici e agli uffici cantonali: «Ecco come si fa a prendere letteralmente per i fondelli gli abitanti, si permette a una ditta abusiva di continuare per altri 5 anni (che, conoscendo i "modi" e soprattutto i "tempi" politici sicuramente diventeranno molti di più) a operare ancora e sempre contro legge disturbando una buona parte della popolazione». «Cosa si può fare per far rientrare lo Stato del Canton Ticino nei parametri della legge? - chiede provocatoriamente -. Magari una bella rivoluzione contro lo stesso Stato?».

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COMMENTI
 

Nmemo 5 anni fa su tio
Questo è il Ticino dove decide l’amministrazione cantonale (funzionari) e i responsabili della politica, direttori di dipartimento non mettono becco. Fattispecie analoghe si ripetono in altri dipartimenti.
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