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Investire un animale e poi fuggire... Non è reato

Per Alvaro Franchini, sergente maggiore della polizia cantonale, una normativa in tal senso non è necessaria
Ti-Press
Investire un animale e poi fuggire... Non è reato
Per Alvaro Franchini, sergente maggiore della polizia cantonale, una normativa in tal senso non è necessaria
LUGANO - In Italia, da gennaio, se durante un incidente stradale un animale viene ferito e non si chiamano i mezzi di soccorso veterinari e di vigilanza zoofila, si rischia una multa di 1500 euro. È la norma del nuovo codice di sicurezza ...

LUGANO - In Italia, da gennaio, se durante un incidente stradale un animale viene ferito e non si chiamano i mezzi di soccorso veterinari e di vigilanza zoofila, si rischia una multa di 1500 euro. È la norma del nuovo codice di sicurezza stradale approvato dal Senato a parlare. Per la prima volta quindi in Italia gli animali vengono riconosciuti come "esseri senzienti", secondo principio in vigore in base al Trattato dell'Unione Europea.

Per il nuovo codice della strada dunque se non si soccorre un animale coinvolto in un incidente è reato. La nuova legge prevede altri due importanti punti quali l'uso delle sirene acustiche lampeggianti consentito alle autoambulanze veterinarie e la possibilità per una macchina privata che trasporta un animale in gravi condizioni di poter passare col rosso o andare oltre i limiti di velocità.

Normativa completamente assente in Ticino e che per Alvaro Franchini sergente maggiore della polizia cantonale non è necessaria.

"Per noi la collisione con l'animale è di fatto risarcita dall'RCI, come polizia il nostro compito è soltanto quello di constatare l'incidente e, se necessario, a seconda della ferite riportate dall'animale, attivare o meno tutta la catena d'allarme per l'intervento del veterinario o della protezione animali o quanto meno del guardia caccia".

Questo se la polizia viene allertata, ma quando chi investe l'animale scappa? "In genere l'automobilista subisce un danno per cui non scappa, ma piuttosto si preoccupa di denunciare l'incidente per essere risarcito dalla propria assicurazione. Nel caso però in cui questi, per un motivo qualsiasi, decida di non fermarsi e di non soccorrere l'animale, non esiste una normativa che punisce il mancato soccorso. L'animale, non direi che non è tutelato, ma piuttosto va considerato come un elemento improvviso, repentino, non altrimenti evitabile che mi si mette sulla strada".

Ma anche un bambino può essere un elemento improvviso. "La legge nell'articolo 26 che è la norma fondamentale parla di vecchi, fanciulli e infermi. L'animale non rientra tra le categorie difese, Semmai è contemplato laddove si presenta una segnaletica di pericolo che avverte sulla possibilità dell'attraversamento di una specie piuttosto che di un'altra, ma parliamo di animali selvatici o da pascolo, non di animali domestici. È il proprietario che deve vigilare sull'animale domestico".

Una normativa questa che non è solo italiana, ma che risponde a quello che è un Trattato dell'Unione Europea. "Il codice delle obbligazioni parla chiaro. Il proprietario d'animali deve esserne anche responsabile. Se il proprio cane è causa di un danno esiste un'assicurazione che si occuperà del risarcimento. C'è qui, è evidente, un fattore culturale che va preso in considerazione. Non mi sembra che in Ticino il problema sia così importante da richiedere addirittura una normativa specifica".

Quindi nell'eventualità in cui un automobilista, per soccorrere un animale ferito, non dovesse rispettare la normativa stradale non sarebbe in alcun modo giustificato? "La normativa stradale non prevede nulla del genere. Credo tuttavia che la Svizzera sia dalla parte degli animali, con una legislazione tra le migliori in Europa. Probabilmente, Stati come l'Italia, che arrivano a legiferare in questo modo, lo fanno perché, almeno sotto questo profilo si è riscontrata un'inciviltà di fondo. Eventi come questi, qui da noi, sono davvero sporadici. Inoltre credo che molti di questi animali uccisi siano randagi. Qui da noi il randagismo non è un fenomeno diffuso. Tutto ciò dovrebbe bastare a giustificare il perché non esista e ritengo che non sia necessaria, perché superflua, una normativa al riguardo".
 

Foto Ti-Press

Davide Milo

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