TICINO
Città-Ticino, progetto o realtà che fa discutere? Ce ne parla il geografo Gian Paolo Torricelli
Ci siamo rivolti al professore di Geografia presso l’Accademia di architettura di Mendrisio e presidente dell’Associazione Traffico Ambiente per scoprire come evolve la pianificazione del territorio ticinese

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Città-Ticino, progetto o realtà che fa discutere? Ce ne parla il geografo Gian Paolo Torricelli
Ci siamo rivolti al professore di Geografia presso l’Accademia di architettura di Mendrisio e presidente dell’Associazione Traffico Ambiente per scoprire come evolve la pianificazione del territorio ticinese
BELLINZONA – L’amministrazione cantonale ha presentato lunedì “Città-Ticino, un progetto per il nostro futuro”. Al centro di tale progetto vi sono le 27 schede che costituiscono il nuovo Piano Direttore che sarà cons...
BELLINZONA – L’amministrazione cantonale ha presentato lunedì “Città-Ticino, un progetto per il nostro futuro”. Al centro di tale progetto vi sono le 27 schede che costituiscono il nuovo Piano Direttore che sarà consultabile sino al 9 maggio 2008.
Sono bastate poche ore per creare le prime discussioni, è di ieri infatti la
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Il nuovo PD è uno strumento necessario per promuovere e coordinare lo sviluppo del Cantone nei prossimi 15-20 anni. Bisogna considerare il costante fermento e la continua trasformazione che vive il territorio, “all’evoluzione cominciata a partire dagli anni ’80-’90 del secolo scorso, si sono aggiunti, e progressivamente rafforzati, nuovi fenomeni che hanno esercitato – o tuttora esercitano – marcate pressioni”, è stato spiegato portando ad esempio i “conflitti tra insediamenti residenziali, industriali, commerciali e le superfici agricole”.
Ci siamo rivolti a Gian Paolo Torricelli, geografo attualmente impegnato nell’insegnamento della Geografia presso l’Accademia di architettura di Mendrisio e presidente dell’Associazione Traffico Ambiente, per avere un parere da esperto sul nuovo PD e per scoprire cos’è la Città-Regione.
Il termine stesso di città nell’immaginario collettivo non è ben delineato, magari siamo già inconsapevolmente parte della Città-Ticino.
Tutto dipende da quello che si intende per città. Credo che sia molto interessante parlare di Città-Ticino e per farlo si deve avere in chiaro il concetto di città. Secondo me la città è un crocevia. La città è un agglomerato di case dove entrano ed escono flussi, dove le persone si incontrano e dove ci sono commerci. Questa visione non si adatta alla Città-Ticino. La città però è anche un luogo nel quale un gruppo di persone e cittadini si riconoscono. Nessuna città è immaginabile senza delle istituzioni precise quali per esempio un tribunale, il mercato, e delle istituzioni, come magari le scuole, con dei ritmi comuni dati anche dalle festività. Questo concetto sociale di città è adattabile alla Città-Ticino perché effettivamente viviamo in una comunità di interessi ed è adattabile se si pensa alla città non solo come ad un fatto fisico ma anche sociale e culturale. Addirittura secondo alcuni autori la città è solo una forma di comportamento urbano e, come detto prima, il Ticino condivide questo tipo di comportamento.
Cosa ci può dire del nuovo Piano Direttore?
Rispetto agli anni scorsi questo tentativo del Cantone, anche se un po’ tardivo, è coraggioso perché in Ticino non tutti capiscono ancora la problematica della pianificazione.
Osservando le situazioni createsi in alcune regioni del nostro Cantone è lecito chiedersi come si è arrivati a questo punto.
Il precedente Piano Direttore era talmente complicato e con molti obiettivi diversi e macchinosi, alcuni anche contradditori, che è stato sostanzialmente disatteso. In seguito ci si è resi conto che non si poteva continuare così. Il problema legato ai centri commerciali ne è un esempio tipico, non ci si è resi conto che avrebbero modificato le abitudini di mobilità del cantone. Ci tengo a precisare che la direzione presa dalla crescita di questi centri non è imputabile al Cantone.
Quali sono allora le cause?
Con l’urbanizzazione si sono delle situazioni in cui i comuni politici non corrispondevano più assolutamente al territorio quotidiano delle persone. Invece di programmare in funzione di un agglomerato e di una regione ben più ampia dei comuni, questi hanno deciso autonomamente. Sono state decisioni prese anche per questioni fiscali, in alcuni casi si sono sviluppate delle “competizioni” per attrarre questi centri. Queste dinamiche hanno portato alla formazione del Pian Scairolo come lo conosciamo oggi che non era assolutamente programmato in questo modo. Altre zone, come Mendrisio o St. Antonino, hanno vissuto lo stesso tipo di sviluppo.
Queste dinamiche si sono sviluppate perché ai comuni mancava la visione d’insieme, erano troppo piccoli per essere un’entità pianificatoria.
Ed ora com’è la situazione?
Adesso invece questa riforma dei comuni esiste e ciò che sarebbe molto importante è che questo nuovo PD segua la riforma dei comuni che però è gestita da un altro dipartimento. Il dipartimento del territorio e quello delle istituzioni devono veramente andare di pari passo e devono crearsi le necessarie collaborazioni. Anche molto strette. Se si vuol fare un altro PD la riforma dei comuni è fondamentale. Questo strumento avrà il suo effetto se le istituzioni saranno capaci di raccogliere le sfide e attualmente non sempre sono in grado di farlo.
Sta forse pensando ad un esempio concreto ed attuale di mancanza di concertazione nella pianificazione urbana?
A Bellinzona si potrebbe immaginare un altro tipo di aggregazione al posto di quella proposta con i comuni a Nord della Capitale. Ritengo infatti che sarebbe più opportuno aggregare prima Bellinzona e Giubiasco e poi coinvolgere gli altri comuni.
Ci sono però degli esempi di sviluppo che potremmo definire riusciti o perlomeno ben indirizzati?
Servono degli enti locali e dei comuni che siano realmente in grado di gestire il loro futuro. Oggi solo in parte avviene, se si guarda il Luganese penso che non ci siano grossi problemi. Pur con tutti i problemi questa è una regione che funziona meglio delle altre grazie alla presenza di un centro ben organizzato. In questo senso le risorse economiche di Lugano aiutano sicuramente. Mi ripeto ma la dimensione del comune è molto importante perché oggigiorno non corrisponde più allo spazio di vita dei cittadini e questo può seriamente portare a delle incongruenze e magari anche a dei doppioni.
Le altre realtà sono un po’ meno dinamiche.
Nel dettaglio a quali si riferisce?
Penso alle aree dove non si riesce a far collimare il PD con la riforma dei comuni, in particolare nel bellinzonese, nel locarnese e nelle aree di montagna.
In quest’ultime in particolare le nuove politiche regionali potrebbero forse riuscire a sbloccare dei fondi grazie ai quali sarebbe forse possibile attuare la giusta collaborazione tra PD e riforma dei comuni. Le aree di montagna necessiterebbero una maggiore apertura, è probabile che neppure la fusione tra i vari comuni potrebbe garantire loro la necessaria forza economica per finanziare dei progetti… ma forse ci vorrebbe una nuova istituzione in grado di formulare dei progetti per le aree di montagna e di portarli a compimento. Non sempre i comuni hanno questo scopo.
Il dipartimento del territorio, e nel caso specifico la Sezione dello sviluppo territoriale, con il nuovo PD ed il progetto di “Città-Ticino” sta forse lanciando un messaggio?
Si tratta chiaramente di uno slogan ma a monte vi è la consapevolezza del fatto che il Ticino è diventato definitivamente una società urbana e che anche i problemi legati alla montagna, di cui parlavo prima, devono essere risolti con uno spirito innovativo. La montagna non è più solo un luogo per l’agricoltura di montagna e per il turismo, vi sono altre cose che si possono fare e, dalla rivalutazione del patrimonio con dei parchi nazionali alla ricerca e allo sviluppo scientifico (legato magari ai problemi che si avranno in conseguenza del riscaldamento climatico), si deve cominciare a ragionare in questa direzione. Il centro di microbiologia alpina di Piora è un esempio di cosa si potrebbe fare in queste aree.
Non bisogna però fermarsi agli slogan. Si deve quindi cercare di agire di conseguenza ma sfortunatamente non sempre è possibile e la causa persa dallo Stato che lo vedeva opposto ad una catena di supermercati tedesca che voleva istallarsi a S.Antonino ne è un esempio. Il Cantone non sempre possiede le basi legali per agire e pianificare il territorio come ritiene più opportuno.
Saul Gabaglio
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