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PROCESSO PELLONI: Due anni di detenzione

Si è chiuso con una condanna a due anni di detenzione e altrettanti di sospensione dall’attività medica (con la condizionale per tre anni) il processo nei confronti del gastroenterologo Sandro Pelloni, accusato di aver abusato sessualmente di due sue pazienti.
Foto Ti-Press
PROCESSO PELLONI: Due anni di detenzione
Si è chiuso con una condanna a due anni di detenzione e altrettanti di sospensione dall’attività medica (con la condizionale per tre anni) il processo nei confronti del gastroenterologo Sandro Pelloni, accusato di aver abusato sessualmente di due sue pazienti.
L’accusa sostenuta da Luca Marcellini aveva proposto una pena di due anni e mezzo di carcere e l’interdizione per cinque anni all’esercizio della sua professione medica. Il giudice Mario Luvini ha accolto pienamente l’accusa di « abuso sotto...
L’accusa sostenuta da Luca Marcellini aveva proposto una pena di due anni e mezzo di carcere e l’interdizione per cinque anni all’esercizio della sua professione medica. Il giudice Mario Luvini ha accolto pienamente l’accusa di « abuso sotto narcosi » sostenuta da Marcellini e ha inflitto al gastroenterologo una condanna di due anni di detenzione e di due anni di sospensione, con la condizionale per tre, dall’attività medica.

Finisce così, dopo circa due settimane, in un aula gremitissima, il processo nei confronti di Sandro Pelloni, il medico di Via Nassa che era stato accusato da due sue ex pazienti di abuso sessuale. Per l’accusa la mattina del 16 ottobre del 1995 il gastroenterologo aveva fatto addormentare una sua paziente attraverso la somministrazione del Dormicum per sottoporla a una gastroscopia ma in realtà avrebbe abusato sessualmente della donna. Il medico si è sempre difeso affermando che il rapporto sessuale c’era stato ma si era svolto in maniera consenziente, e soprattutto prima della somministrazione del Dormicum. A nulla è valsa la ricostruzione minuto per minuto degli interventi medici e dei pazienti visitati quella mattina presentata da Pelloni attraverso un computer e un proiettore. Lo scopo del dottore era quello di dimostrare indirettamente alla Corte che il rapporto sessuale con l'ex paziente non poteva che essere avvenuto prima della somministrazione del Dormicum alla donna. Ma la buona fede assodata dell’ex paziente ha avuto la meglio ed è bastata a far decidere il giudice per una condanna.

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