Riorganizzazione dell'esercito: c'è ancora un punto da chiarire

I due rami del parlamento dovranno mettersi d'accordo sul numero di militari armati
BERNA - Ci vorrà una Conferenza di conciliazione per eliminare l'ultima divergenza fra le Camere circa la riforma dell'organizzazione dell'esercito. Oggi il Consiglio nazionale ha infatti eliminato solo due delle tre differenze rimanenti.
I due rami del parlamento dovranno mettersi d'accordo sul numero di militari armati - leggi: forze speciali - che il Consiglio federale può convocare senza chiedere l'approvazione del Parlamento. Gli Stati vorrebbero un tetto di 50 militi, il Nazionale di 18 (oggi 10).
Più in generale, il progetto mira a rendere l'esercito più flessibile per rispondere alle esigenze accresciute di sicurezza. Si tratta da un lato di garantire gli effettivi dell'esercito e dall'altro di rispondere all'esigenza di conciliare il servizio militare con la vita professionale e privata dei coscritti.
Il Consiglio federale prevedeva che le scuole reclute potessero avere una durata inferiore a 18 settimane, a seconda delle esigenze di addestramento delle diverse armi. I giorni rimanenti devono essere svolti in modo più flessibile, in base alle esigenze dell'esercito e dei militari.
Alla fine, la durata totale dell'addestramento rimane invariata. Le Camere hanno precisato che è possibile una durata più breve o più lunga per le funzioni che richiedono un'istruzione particolare. Il Consiglio nazionale si è tacitamente allineato al Consiglio degli Stati su questo punto.
I deputati si sono schierati con i "senatori" anche sulla questione degli affari di compensazione. Il plenum ha specificato che anche i settori industriali civili devono poter essere presi in considerazione dal Consiglio federale per gli affari offset.



