Il capo dell'Esercito svizzero si è dimesso

Oltre a Thomas Süssli anche Christian Dussey, direttore del SIC, ha dato le dimissioni. Amherd sapeva ma ha informato solo oggi l'Esecutivo.
BERNA - Terremoto al Dipartimento federale della Difesa, della Protezione della Popolazione e dello Sport (DDPS). Il capo dell'Esercito svizzero Thomas Süssli avrebbe rassegnato le sue dimissioni a fine gennaio. Ad anticiparlo oggi è stata la NZZ online.
Secondo la Neue Zürcher Zeitung, anche il direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), Christian Dussey, avrebbe annunciato le sue dimissioni pochi giorni prima.
Stando a quanto anticipato dal TagesAnzeiger, a Berna la decisione di Süssli era nota a pochissime persone. Il Consiglio federale, riporta il quotidiano zurighese, è stato infirmato da Viola Amherd solo in mattinata e la lettera di dimissioni sarebbe dovuta arrivare questo mercoledì sul tavolo dell'Esecutivo federale, dopo che era stata uploadata - proprio alle prime ore di martedì - sul cloud dell'amministrazione federale. Una volta nel sistema, la notizia è però trapelata.
Fonti note alla redazione sostengono che Süssli avesse presentato le sue dimissioni già il 30 gennaio scorso, ovvero 2 settimane dopo quelle di Viola Amherd. In ogni caso il Capo dell'esercito dovrebbe rimanere in carica fino al termine del 2025, a meno che il DDPS - e il nuovo consigliere federale - non decidano diversamente. Le dimissioni di Dussey, invece, sono state sottoposte già il 20 gennaio.
Entrambe le decisioni erano già note ad Amherd, che però ha deciso deliberatamente di non informare nessuno.
Un doppio annuncio che giunge in un momento estremamente complicato per il Ddps. Oltre al già citato addio di Amherd, proprio nelle ultime ore sono emersi i dettagli di un scandalo di malagestione e di frode per svariati milioni di franchi presso Ruag, l'azienda di armamenti di proprietà della Confederazione.
Süssli era finito nell'occhio del ciclone anche domenica quando, in un'intervista rilasciata alla SonntagsBlick, aveva ipotizzato l'invio di 200 soldati svizzeri in Ucraina per una missione di peacekeeping dell'Onu. Una proposta che aveva sollevato un polverone.
Il capo dell'esercito era finito in prima linea - e davanti alla Commissione per la politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (Cps -Cs) - assieme ad Amherd per lo scandalo del presunto buco miliardario sul budget dell'esercito. Süssli si era poi giustificato in conferenza stampa, negando tutto, e parlando di una «situazione complessa», ma niente voragine. A dargli ragione anche il rapporto seguente della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale.
58 anni, argoviese di nascita, Thomas Süssli è diventato capo dell'Esercito svizzero nel 2020, dopo aver diretto la Base d'aiuto alla condotta. Dal canto suo, il vallesano Christian Dussey, nato nel 1965, ha assunto l'incarico di direttore del SIC nel 2022. In precedenza, era stato ambasciatore svizzero in Iran.























