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GINEVRA

Dramma di Adeline: "La psichiatria svizzera è indietro di 50 anni"

Un nuovo omicidio ‘evitabile’ dopo quello di Marie. Il noto psichiatra e criminologo italiano Alessandro Meluzzi accusa il sistema elvetico: "Siete un po’ impreparati, troppe cose vengono sottovalutate"
Nella foto a sinistra Adeline, a destra lo psichiatra Meluzzi
Dramma di Adeline: "La psichiatria svizzera è indietro di 50 anni"
Un nuovo omicidio ‘evitabile’ dopo quello di Marie. Il noto psichiatra e criminologo italiano Alessandro Meluzzi accusa il sistema elvetico: "Siete un po’ impreparati, troppe cose vengono sottovalutate"
GINEVRA – “Ammiro la Svizzera per tante cose. Però a livello psichiatrico la trovo particolarmente impreparata. È ferma agli anni 60’-70’, indietro di 50 anni”. Parole pesanti quelle del noto psichiatr...

GINEVRA – “Ammiro la Svizzera per tante cose. Però a livello psichiatrico la trovo particolarmente impreparata. È ferma agli anni 60’-70’, indietro di 50 anni”. Parole pesanti quelle del noto psichiatra e criminologo italiano Alessandro Meluzzi a proposito del nuovo caso di cronaca nera che sta scuotendo la Svizzera. A Ginevra, un 39enne disturbato, condannato più volte per stupro, ha ucciso la sua educatrice, Adeline M., che lo stava accompagnando a una terapia. Una situazione che ricorda quella di Marie, uccisa a maggio nel canton Vaud da uno squilibrato in libertà. “Mi chiedo – sottolinea Meluzzi, riferendosi al dramma di Adeline – come si possa affidare un individuo con simili precedenti a una donna”.

Signor Meluzzi, le sue sono affermazioni che rischiano di sollevare un polverone…
Ma sono motivate. Negli ultimi 50 anni la patologia psichiatrica è cambiata in peggio. Si è passati da una situazione in cui il disagio mentale era legato a psicosi di tipo dissociativo o a disturbi di carattere bipolare a situazioni in cui si manifesta con forme autistiche specializzate o in variegati disturbi di personalità. Ci sono nuove forme di devianza, più articolate. Oggi siamo confrontati con patologie in cui soggetti apparentemente controllabili e gestibili possono andare incontro a esplosioni di ferocia inaudita. Le ragioni di questi cambiamenti sono diverse e complesse. Ma non si può fare finta di niente.

Perché ritiene che la Svizzera non sia all’avanguardia?
Perché a mio avviso manca un’offerta differenziata sul territorio. C’è il foyer psichiatrico, oppure ci sono altre strutture in cui manca comunque un certo livello specifico di assistenza. In pratica in Svizzera manca una cultura della prevenzione sul territorio.

Cosa servirebbe dunque?
Servirebbero più comunità terapeutiche, unitamente a una psichiatria carceraria più strutturata e sensibile. E poi maggiori osservatori ‘sul campo’ per quanto riguarda il disagio giovanile. Oggi ci sono in giro personaggi che non sappiamo se sono delinquenti, pazzi o semplicemente sociopatici. La realtà è sempre più imprevedibile. In Svizzera troppe cose vengono sottovalutate. Lo ripeto, siete un po’ impreparati di fronte a certe novità psichiatriche. Lo si è visto anche per il caso di Marie…

E a proposito del caso di Ginevra cosa può dirci?
Non lo conosco nello specifico. Ma la prima cosa che balza all’occhio è che a occuparsi di una persona afflitta da disturbi del genere era una donna. E non mi riferisco solo agli orientamenti sessuali dell’omicida. Io parlo di possibilità di difendersi. Se il paziente ha un raptus, un educatore maschio si può difendere con maggiore forza. La mia impressione è che si sia sottovalutata la questione.

 

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