Cerca e trova immobili
VAUD

Scomparse due anni fa, il caso delle gemelline non è ancora chiuso

In due anni 1200 segnalazioni. L'ultima una settimana fa a Parigi
Foto Keystone
Scomparse due anni fa, il caso delle gemelline non è ancora chiuso
In due anni 1200 segnalazioni. L'ultima una settimana fa a Parigi
SAINT-SUPLICE - Sono 1'200 le segnalazioni giunte alla polizia cantonale di Vaud su Alessia e Livia, le due gemelline scomparse due anni fa, precisamente il 28 gennaio 2011. Le bimbe di sei anni erano state prese dal padre a Saint-Sulpice e ...

SAINT-SUPLICE - Sono 1'200 le segnalazioni giunte alla polizia cantonale di Vaud su Alessia e Livia, le due gemelline scomparse due anni fa, precisamente il 28 gennaio 2011. Le bimbe di sei anni erano state prese dal padre a Saint-Sulpice e portate via, lontane e all'insaputa della madre. Il padre dopo quattro giorni si suiciderà buttandosi sotto un treno italiano in Puglia, mentre delle gemelline non se ne saprà più nulla. Da allora una ricerca vana in Italia, in Francia e in Svizzera.

E le segnalazioni, come riferisce la polizia al giornale Le Matin, arrivano ancora oggi, almeno una a settimana. Queste informazioni sono ancora oggi trattate come plausibili, pertanto vengono verificate dalla polizia. Una delle ultime ha portato gli inquirenti a Parigi per ascoltare alcuni testimoni. Anche in questo caso, purtroppo le testimonianze sono risultate inutili.

 

"Il dossier delle gemelline resterà aperto fino a quando non saranno state trovate", spiega l'addetto stampa della polizia. Una procedura adottata per tutti i casi di scomparsa nel canton Vaud. Anche se il caso delle gemelline è contornato da indizi e sospetti che lo rendono aperto e intrigante agli stessi inquirenti. Si va dai dubbi del testamento del padre, Matthias Schepp , ai siti internet consultati dal padre per conoscere i metodi di avvelenamento possibili, fino alle lettere di Schepp, giunte dopo la sua morte alla moglie, Irina Lucidi, nelle quali rivela il suo delitto: " Volevo morire con loro. Ma sarò l'ultimo a morire. Le bimbe riposano in pace e non hanno sofferto. Sono da solo in un posto tranquillo. Non le rivedremo più".

 

Per quasi due anni, Irina Lucidi ha spiegato di non aspettarsi più un "miracolo", tanto meno la "resurrezione" di Alessia e Livia. Ma risposte. Avrebbe voluto vedere con i propri occhi le gemelline, per iniziare un nuovo processo di lutto. Contattata la settimana scorsa da Le Matin, Irina Lucidi ha scelto di mantenere la massima discrezione per un momento di commemorazione così delicato.

🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.

Sappiamo quanto sia importante condividere le vostre opinioni. Tuttavia, per questo articolo abbiamo scelto di mantenere chiusa la sezione commenti.

Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.

Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.

Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!
NOTIZIE PIÙ LETTE