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SVIZZERA

«L'iniziativa da 10 milioni potrebbe causare l'esplosione del frontalierato»

L'allarme viene lanciato da Cenni Najy, responsabile di politica, mobilità, energia e ambiente di Centre patronal, organizzazione padronale vodese.
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Fonte ATS
«L'iniziativa da 10 milioni potrebbe causare l'esplosione del frontalierato»
L'allarme viene lanciato da Cenni Najy, responsabile di politica, mobilità, energia e ambiente di Centre patronal, organizzazione padronale vodese.

BERNA - L'iniziativa popolare "No a una Svizzera da 10 milioni" potrebbe avere un effetto boomerang, scatenando un'esplosione incontrollata del frontalierato, che diventerebbe l'unica valvola di sfogo, con conseguenze nefaste per la mobilità e il territorio.

L'allarme viene lanciato da Cenni Najy, responsabile di politica, mobilità, energia e ambiente di Centre patronal, organizzazione padronale vodese.

Molto si parla delle ripercussioni economiche e giuridiche della proposta, argomenta l'esperto in un contributo pubblicato oggi dal periodico finanziario romando L'Agefi. "Un aspetto, invece, rimane in gran parte assente dal dibattito pubblico: il potenziale impatto di questa iniziativa sui flussi di lavoratori frontalieri, anche nel caso in cui la libera circolazione delle persone venisse abolita dalla Svizzera".

"Infatti, se la manodopera straniera indispensabile al buon funzionamento dell'economia elvetica non potesse più stabilirsi in modo permanente sul territorio, è molto probabile che una parte crescente di questi lavoratori si trasferirebbe nelle regioni limitrofe", sostiene lo specialista. "Per effetto dell'anticipazione, questo movimento potrebbe addirittura iniziare ben prima che venga raggiunta la soglia dei 10 milioni di abitanti".

In uno scenario del genere, i cantoni di confine potrebbero trovarsi ad affrontare un aumento significativo dei flussi pendolari transfrontalieri. "Questi flussi rappresentano già oggi una sfida importante: la Svizzera conta oggi oltre 400'000 titolari di un permesso G", ricorda il rappresentante padronale. "In assenza di un adeguamento sufficiente delle infrastrutture di trasporto transfrontaliere questa situazione pesa notevolmente sulla mobilità e sulla pianificazione del territorio".

Certo l'accoglienza di lavoratori stranieri stabilitisi in Svizzera comporta sfide di adattamento, ammette l'accademico con studi a Ginevra e tesi sugli accordi bilaterali visti da una prospettiva europea. Ma "questi lavoratori, generalmente giovani e qualificati, contribuiscono in modo decisivo al finanziamento delle assicurazioni sociali: inoltre pagano integralmente le loro imposte in Svizzera, a differenza dei frontalieri".

"Pertanto piuttosto che vincolare la Confederazione a una pianificazione rigida, la cui unica variabile di aggiustamento sarebbe il ricorso crescente alla manodopera frontaliera, sembra preferibile che la Svizzera continui ad accogliere questa forza lavoro in modo controllato e pragmatico, come avviene attualmente", conclude il figlio di un padre iracheno e una madre ginevrina.

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