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BERNA

Una bara di FFS Cargo per dire: «Non vogliamo la sua fine»

FFS Cargo verso la chiusura? Il personale ticinese non ci sta e con un’azione dimostrativa ieri al Congresso del SEV lo ha ribadito in modo chiaro al Consigliere federale Albert Rösti.
SEV
Una bara di FFS Cargo per dire: «Non vogliamo la sua fine»
FFS Cargo verso la chiusura? Il personale ticinese non ci sta e con un’azione dimostrativa ieri al Congresso del SEV lo ha ribadito in modo chiaro al Consigliere federale Albert Rösti.

BERNA - Una bara trasportata sulle spalle con su la scritta FFS Cargo. Volti contriti, il corteo funebre e perfino la banda musicale per i funerali. È un messaggio forte e chiaro quello lanciato dal personale di FFS Cargo in Ticino, che ieri, in occasione del Congresso del SEV (Sindacato del personale dei trasporti) a Berna, ha organizzato un’azione dimostrativa per richiamare l’attenzione del Consigliere federale Albert Rösti.

Rösti, Ministro dei Trasporti, era l’ospite d’onore del Congresso, dove ha preso la parola per affrontare le sfide che attendono il settore del trasporto pubblico. Al termine del suo intervento, però, i dipendenti di FFS Cargo non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di portare sotto i riflettori le loro preoccupazioni per il futuro del settore merci, messo a rischio da una riorganizzazione che potrebbe comportare tagli di personale.

Il "corteo funebre" di FFS Cargo non è altro che una metafora delle conseguenze che, secondo il sindacato, le scelte aziendali in corso potrebbero comportare per l’occupazione, l’economia e l’ambiente. Rösti ha preso atto delle rivendicazioni, aprendo alla possibilità di organizzare un incontro con una delegazione del SEV per approfondire la questione.

È dalla scorsa settimana che il sindacato sta tentando di mantenere alta l’attenzione sulle sorti di FFS Cargo. Ha infatti inviato una lettera al Consiglio di Stato e a diversi municipi del Canton Ticino, invitandoli a prendere posizione di fronte al Dipartimento Federale dei Trasporti per salvaguardare l’azienda.

Per il SEV, la situazione non può lasciare indifferente la politica. A rischio non ci sono solo centinaia di posti di lavoro, ma anche l’incremento del traffico pesante sulle strade e il conseguente impatto sulla vivibilità del Cantone. «È in gioco il futuro delle persone, delle infrastrutture e delle comunità che vivono in Ticino», sottolineano dal sindacato.

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