Tra USA ed UE è scontro sulla regolamentazione delle piattaforme. Anche il Consiglio federale svizzero ha preparato una legge, ma esita.
ZURIGO - L’amministrazione Trump è preoccupata che altri Stati stiano pianificando di inasprire le restrizioni contro le aziende tecnologiche americane. È quanto dichiarato dal vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance, in occasione del vertice sull’IA a Parigi. «L’America non lo accetterà. È un errore gravissimo per tutti gli Stati coinvolti», ha puntualizzato.
Secondo Vance, l’UE è andata troppo oltre con la sua legge sulla regolamentazione dei social media, il Digital Services Act (DSA). Già negli scorsi mesi gli Stati Uniti avevano minacciato di lasciare la NATO se l’Unione Europea avesse continuato a prendere di mira aziende come Meta, TikTok o X. Fino ad ora, però, l’UE non si è lasciata intimidire ed ha anzi rilevato diverse violazioni commesse da parte di X. Anche Meta e TikTok sono sotto inchiesta. Le aziende rischiano multe pari al 6% del loro fatturato annuo globale. Parliamo di cifre enormi se si pensa che Meta, nel 2023, ha generato circa 135 miliardi di dollari.
La legge sui social media - La normativa europea è in vigore dal 2022, ma anche il Consiglio federale svizzero si sta dando da fare per regolamentare le grandi aziende tecnologiche. Il Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC), guidato dal consigliere federale Albert Rösti, è stato incaricato nel 2023 di redigere una proposta di legge.
In sintesi si chiede alla grandi aziende tecnologiche di avere un rappresentante legale e una sede di contatto in Svizzera, di esplicitare ciò che è pubblicitario e rendere trasparente il motivo per cui un utente vede un determinato annuncio, di permettere di segnalare più facilmente i contenuti che incitano all’odio, alla violenza o alle minacce e informare l’utente segnalante su come stanno gestendo la segnalazione.
Tuttavia, l’iter legislativo procede a rilento: il Consiglio federale ha inizialmente posticipato la consultazione pubblica dalla primavera all’autunno del 2024, poi all’inizio del 2025, e ora sembra che ci sarà un ulteriore rinvio.
Schneider: «Se necessario, bisogna bloccare queste piattaforme» - I sostenitori di questa regolamentazione chiedono di velocizzare il processo. Specie dopo l'appoggio di Musk all'estrema destra tedesca. Il timore, infatti, è che X possa essere sfruttato per fare propaganda politica mirata.
Meret Schneider, consigliera nazionale dei Verdi e tra le principali sostenitrici della regolamentazione dei social media in Svizzera, sta preparando un’iniziativa parlamentare per smuovere la situazione. «L’UE combatte da tempo contro i giganti della tecnologia, mentre noi restiamo immobili», afferma sulla SonntagsZeitung.
Schneider ritiene che piattaforme come X, Facebook e TikTok rappresentino una minaccia per la democrazia: «I post favorevoli all’AfD vengono messi in evidenza a discapito di quelli contrari. Oggi riguarda la Germania, ma tra qualche anno potrebbe riguardare le elezioni in Svizzera. Se necessario le piattaforme vanno bloccate».
Anche Angela Müller, direttrice dell’ONG Algorithm Watch CH, attende da mesi la proposta di legge. «È possibile che le tensioni geopolitiche abbiano complicato il dossier», afferma. Gli Stati Uniti hanno già lasciato intendere che potrebbero rispondere con contromisure economiche a regolamentazioni che penalizzino le loro aziende.
In un documento di Algorithm Watch, di prossima pubblicazione, si sottolinea come gli algoritmi delle piattaforme siano progettati per tenere l'utente ancorato ai social. Ciò viene fatto favorendo contenuti polarizzanti o falsi.
Accanto alla regolamentazione dei social dovrebbe esservi pure quella delle intelligenze artificiali.Secondo un’indagine di Algorithm Watch sulle elezioni federali svizzere del 2023, i chatbot basati su IA forniscono spesso risposte errate, fuorvianti o obsolete su temi cruciali.
La destra: «Una legge pericolosa» - Vi è poi il fronte critico alla proposta di regolamentazione, capeggiato da UDC e PLR. Secondo Franz Grüter, consigliere nazionale UDC e imprenditore IT, sarebbe «estremamente pericolosa», offrendo allo Stato strumenti di censura e distorsione del mercato. Secondo Grüter gli utenti adulti sono in grado di valutare da soli i contenuti fuorvianti.
Anche il consigliere nazionale PLR Andri Silberschmidt è scettico: «E lo strumento è adeguato? Nel mondo digitale, gli Stati Uniti inventano, la Cina copia e l’Europa regolamenta», conclude. «La Svizzera dovrebbe uscire da questo circolo vizioso e tornare a essere un’innovatrice globale».